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Ferrero: “Serve una regolarizzazione”

Il ministro ha inviato una lettera a Prodi. Polemico il centrodestra.

ROMA – 29 gennaio –  Un decreto legge per regolarizzare gli immigrati che hanno un lavoro: lo chiede il ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero che ha inviato una lettera a Romano Prodi per chiedere ciò che definisce un "intervento straordinario".

Un’iniziativa che potrebbe interessare non meno di 500 mila persone. I conti, infatti, sono presto fatti: il decreto flussi 2007 che autorizza 170 mila nuovi ingressi è risultato molto al di sotto delle richieste dei datori di lavoro italiani, oltre 650 mila. Anche in presenza di errori ed irregolarità di qualche domanda, è però solo prudente prevedere che quanti già lavorano in Italia ed aspirano ad una regolarizzazione sia un numero molto vicino al mezzo milione. Non è né una "sanatoria" né una "regolarizzazione generalizzata.

Non si tratterebbe di nuovi ingressi ma di riconoscere chi già oggi lavora e di portare a legalità questa situazione", scrive Ferrero a Prodi. Tenuto conto che il ddl Amato-Ferrero non sarà approvato prima della fine della legislatura, non è possibile – tiene a dire il ministro – mandare all’aria "tutto il lavoro concreto costruito con le parti sociali in questi venti mesi".

La responsabile sicurezza ed immigrazione di Forza Italia, Jole Santelli, boccia duramente l’ipotesi: è una "proposta di golpe. Il ministro ammette che il programma completo di Rifondazione comunista sull’immigrazione non potrà essere attuato vista la caduta del governo ma chiede la più grande sanatoria che si sia mai vista". E la collega di partito Isabella Bertolini ha parlato di "atto grave e sconsiderato, un blitz dell’ultima ora che andrebbe a danno della sicurezza dei cittadini italiani. Una sanatoria selvaggia, una richiesta irresponsabile per regolarizzare un’invasione di extracomunitari clandestini che danneggerebbe gli interessi degli italiani".

La motivazione posta da Ferrero è chiara: "propongo questa misura per evitare l’ulteriore imbarbarimento del tessuto sociale del paese. Come abbiamo sempre sostenuto, le politiche della sicurezza, per noi, consistono nel perseguire chi delinque e nel lavorare all’integrazione di chi contribuisce alla crescita sociale, civile ed economica del paese. Con questo atto daremo forza e cogenza a questa prospettiva". Dopo il boom delle domande del decreto flussi, un provvedimento per rispondere a queste era comunque atteso. L’ipotesi più accreditata – sostenuta anche dalle organizzazioni del non profit del settore – ma ancora non ufficiale era il varo di un secondo decreto flussi. La crisi di governo ha creato difficoltà. Difficile pensare che oltre mezzo milione, fra famiglie ed aziende, ed altrettanti immigrati, possano essere trasparenti. Le associazioni sono preoccupate, attengono lo sviluppo della crisi e non escludono iniziative mirate per sollecitare comunque la soluzione di una questione che è economica e sociale.

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