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Fini: “Fra nostri emigrati non solo calabresi ma anche lombardi e veneti”

"Rimetterei la firma su quella legge che porta il mio nome" Roma, 2 marzo 2010 – Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha incontrato al Tempio di Adriano i ‘ragazzi dell”89’, lettori ideali del suo libro sul ‘Futuro della liberta” e ha ribadito alcuni punti cardine della sua concezione su immigrazione e integrazione.

"Non esiste una societa’ che possa chiedere solo doveri senza riconoscere nel contempo anche dei diritti. Cosi’ – ha argomentato – si crea uno squilibrio. Se ad un giovane figlio di stranieri di religione musulmana ma nato in Italia si fa pesare la sua presunta ‘diversita”, si rischia di far riemergere identita’ pregresse" che, strumentalizzate, possono alimentare il fondamentalismo".

Fini sottolinea di credere ancora nella legge Fini-Bossi sull’immigrazione: "oggi – ha sottolineato – rimetterei la firma su quella legge che porta il mio nome, ma e’ solo il primo passo" di un percorso che necessariamente deve portare all’integrazione. Non e’ un problema che riguardi solo una parte degli italiani o delle forze politiche perche’, ha annotato il presidente della Camera con evidente riferimento alla Lega, "anche noi siamo stati un Paese di emigranti, che non erano solo calabresi e siciliani. Ma c’erano anche molti veneti, lombardi ed emiliani…"

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