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Fini: “Per immigrati, equilibrio tra doveri e diritti”

"Integrazione è condividere valori di fondo". Nella riforma della cittadinanza "si trovi un accordo per i minori" Roma – 28 ottobre 2009 – “In Italia c’è tanta xenofobia, anticamera del razzismo. C’è molta ignoranza, non tutte le agenzie culturali, cioè scuola, politica e media, fanno riflettere e giudicare in base alla conoscenza e non al pregiudizio. Bisogna battere la xenofobia partendo dall’osservazione onesta della realtà”.

Così stamattina il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervenuto a Roma alla presentazione del Dossier Statistico immigrazione della Caritas-Migrantes. Proprio i numeri, ha sottolineato, possono sfatare i luoghi comuni, da quello che ”equipara gli immigrati ai delinquente” a quello secondo il quale “gli immigrati portano via il lavoro o prendono dai nostri servizi più di quanto danno”.

“Il dato incontrovertibile -ha ricordato il presidente della Camera – è che a fronte di del 2,5% delle spese pubbliche verso gli stranieri, questi assicurano il 5% del gettito, quindi ricevono meno di quello che danno”.

Per Fini occorre trovare un nuovo significato all’integrazione, che “non può essere la riproduzione italiana dell’assimilazionismo francese, perché chi viene qui sarà sempre legato alla sua identità pregressa, né può essere il multiculturalismo in voga nei Paesi anglosassoni, che ha creato realtà chiuse e non amalgamate come il Londonistan”.

“La grande sfida – rilancia Fini – è fare tesoro delle esperienze degli altri per evitare strade piene di ostacoli. Io credo che l’integrazione sia la condivisione dei valori di fondo della società in cui ti trovi. Deve consentire di dire siamo italiani anche a coloro per i quali l’Italia non è la patria, intesa come “terra dei padri”.

Per arrivare a ciò, “non possiamo chiedere allo straniero unicamente di adempiere a dei doveri, dobbiamo riconoscergli anche un’equiparazione nei diritti. Senza equilibrio non c’è integrazione. Spero che di queste cose si possa discutere con serenità, i problemi ci sono e sono enormi, ma in questo contesto complicato va affrontata la grande questione della cittadina”.

Riguardo alla riforma che tra qualche settimana approderà  in aula alla Camera, Fini si  augura almeno un accordo sui minori, con uno “ius soli temperato”. “Diciamo – propone – che chi è nato  qui o è arrivato qui da piccolo può diventare italiano dopo aver frequentato ininterrottamente un ciclo scolastico. Così si eviterà anche che, una volta grandicello, tenti di trovare pregresse e diverse identità o sia risucchiato dagli integralismi”.

“Non illudiamoci – ha concluso Fini – che il problema  possa essere affrontato solo da politiche nazionali. L’immigrazione è una sfida globale, dovuta al conflitto tra nord e sud del mondo: o la si previene portando un po’ più di ricchezza nei Paesi d’origine, oppure giocheremo sempre sulla difensiva”.

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