Roma, 26 febbraio 2018 – Emmanuel Macron (e il suo partito la Rèpublique en Marche, LREM) sulla difensiva dopo la presentazione del progetto di legge sul diritto di asilo e sull’immigrazione, che ha scatenato critiche da tutte le parti: dalle associazioni, dall’opposizione di destra che lo ritiene troppo timido, da quella di sinistra che lo vede al contrario troppo duro. E ci sono perplessità e reticenze, per la prima volta dall’inizio della legislatura, anche in seno alla maggioranza.
Tanto che nei giorni scorsi il capogruppo dei deputati di LREM, Richard Ferrand, ha dovuto smentire che ci sia vera maretta nei ranghi della maggioranza: “non c’è fronda”, ma solamente “sensibilità” che vengono espresse, ha detto.
La bozza di legge presentata al consiglio dei ministri in sintesi rende illegale l’attraversamento delle frontiere, accelera le procedure di rimpatrio dei migranti economici, raddoppia il periodo di detenzione dei richiedenti asilo, fino a 90 giorni, e dimezza, da un mese a 15 giorni, il termine per i ricorsi dei richiedenti asilo. La legge approderà in parlamento ad aprile. Il portavoce ha anche dovuto respingere i commenti del capo dei Républicains Laurent Wauquiez, che – registrato a sua insaputa – ha definito dei “pupazzi” i deputati di LREM e che in precedenza aveva parlato di “dittatura totale” in Francia, dove “non c’è nessun equilibrio tra poteri” e Macron decide tutto. Di fronte alla valanga di critiche scatenata dal progetto di legge, il governo si mostra unito e ribadisce quello che il presidente della Repubblica dice da mesi: “la Francia deve garantire un’accoglienza degna e umana” e assicurare ai richiedenti di asilo “una rapida risposta”, ma allo stesso tempo deve rispedire indietro nei loro Paesi i migranti che non ne hanno diritto.