"Quello che è emerso dalla chiusura del Centro di Modena è un dibattito sulla reale utilità dei Cie"
Roma, 2 gennaio 2014 – ''La chiusura del Centro di Identificazione ed Espulsione di Modena ad opera del Ministero degli Interni, e' un fatto positivo e costituisce la presa di coscienza di una situazione non piu' sostenibile per le persone che vi erano trattenute''.
Lo ha affermato in una nota Desi Bruno, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della liberta' personale.
Le condizioni di degrado e di violazione dei diritti umani all'interno del Cie in questione hanno sollevato una riflessione, sul tema dei migranti e sulla funzione e utilita' di questi Centri. ''Si tratta di una condizione di privazione – ha ricordato la garante – difficilmente accettata dalle persone che la subiscono, sia che provengano dal carcere, sia che non siano sono munite di permesso di soggiorno''.
Allora ''e' doverosa – ha sottolineato – la chiusura del Cie di Modena se a queste persone non si riesce ad assicurare un trattamento umano e rispettoso della dignita' come previsto dalla legge''. Quello che e' emerso dalla chiusura del Centro di Modena e' un dibattito sulla reale utilita' dei Cie che, secondo Bruno, ''sono in grado di espellere una quota infinitesimale, rispetto al numero complessivo, di stranieri irregolari''.
''Bisogna allora lavorare – ha continuato – su altri fronti, come il rimpatrio assistito, la corretta identificazione delle persone da espellere, ma soprattutto bisogna ripensare il meccanismo di ingresso previsto dalla legge Bossi-Fini''. Che cosa ne sara' dell'ormai ex Cie di Modena? Per la sua vicinanza al carcere, ''sarebbe ragionevole – ha concluso la Garante – che la struttura venisse utilizzata per favorire l'accesso a misure alternative mediante la creazione di alloggi o impiegata per attività lavorative''.