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Gran Bretagna. Arriva la cittadinanza a punti

Dopo 5anni di residenza si diventa ‘cittadini in prova’. Poi i tempi per avere il passaporto britannico dipendono dall’attivismo civico e politico  

Londra – 4 luglio 2009 – Tempi più lunghi per ottenere la cittadinanza britannica, ma è facilitato chi partecipa alle attività politiche, sociali o sindacali del Paese, o chi ha particolari competenze e sa bene l’inglese. Lo stabilisce il nuovo piano sulla cittadinanza presentato dal governo britannico, scaturito da una legge approvata a luglio, e che ora verrà fatto oggetto di un’ampia consultazione tra esperti e società civile.

Finora si poteva far domanda di cittadinanza dopo aver lavorato cinque anni nel Regno, e quasi sempre veniva concessa. Ora, il sistema allunga i tempi per avere il passaporto Gb: i migranti potranno ottenerlo guadagnando punti, ma solo dopo aver completato cinque anni di residenza, al termine dei quali saranno solo ‘cittadini in prova’. Allo stesso tempo perderanno punti in caso di ”cattivi comportamenti” verso la nazione.

La piena cittadinanza si otterrà in un periodo che va da uno a cinque anni dopo i primi cinque. Volontariato, attivismo civico, politico o sindacale saranno i modi per velocizzare il processo. I rifugiati e i familiari dei migranti già presenti in Gran Bretagna potranno guadagnare punti in base ”alla vicinanza alla famiglia o alla necessità di protezione”. Ulteriori punti potranno essere guadagnati da coloro che sceglieranno la Scozia o altre aree ”bisognose di ulteriore immigrazione”.

Anche eventuali capacità artistiche o scientifiche, qualifiche professionali e la conoscenza della lingua e della cultura britanniche saranno premiate. La ”mancanza di riguardo” verso i valori britannici, invece, costerà al migrante una sottrazione di punti. Phil Woolas, sottosegretario per l’Immigrazione, non ha voluto commentare quanto riferiscono alcuni giornali, secondo cui partecipare a dimostrazioni anti-guerra farà perdere punti, affermando soltanto che ”se qualcuno volesse diventare cittadino britannico è lecito pensare che debba non solo obbedire alla nostra legge ma anche dimostrare di volersi impegnare con il nostro Paese”.

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