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Guerra ai trafficanti. Per distruggere i barconi l’Italia aspetta l’Onu

Gentiloni: “Serve una risoluzione del Consiglio di Sicurezza”, si deciderà il 18 maggio. Il Cir: “Che ne sarà dei profughi bloccati in Libia?”

 
Roma – 7 maggio 2015 – L'Italia vuole distruggere i barconi prima che i trafficanti di uomini li riempiano di disperati e li mettano in mare. Un’azione di polizia internazionale che prevede l’uso della forza e per la quale si sta cercando la copertura dell’Onu
 
Non è facile la battaglia che la nostra diplomazia sta portando avanti, con l’appoggio dei quattro Paesi europei che siedono nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: Gran Bretagna e Francia, membri permanenti e con diritto di veto, e Spagna e Lituania. Bisognerà però convincere gli altri membri permanenti, cioè Cina, Usa e, soprattutto, la Russia, che non è in vena di concessioni. 
 
“Abbiamo ottenuto dall'Unione europea un impegno per la lotta alla tratta di esseri umani, anche con l'affondamento dei barconi degli scafisti. Su questo punto Federica Mogherini (capo della diplomazia Ue ndr) ha ottenuto un mandato ad agire, ma è necessaria una risoluzione del Consiglio di sicurezza per poter agire in un quadro normativo di sicurezza" ha spiegato alle commissioni Esteri riunite di Camera e Senato, il ministro degli esteri Paolo Gentiloni
 
Gentiloni è entrato nei dettagli della proposta di risoluzione che si tenterà di far approvare al palazzo di Vetro il prossimo 18 maggio.  Fornirà  “una cornice internazionale di certezza dal punto di vista legale per poter condurre operazioni" per "l'identificazione, il sequestro e la distruzione dei barconi", prima che vengano utilizzati. E sarà “basata sul capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite”, dedicato all’ “azione rispetto alle minacce alla pace, alle violazioni della pace ed agli atti di aggressione”.
 
Quando le misure che non prevedono l’uso della forza (sanzioni economiche, interruzione delle comunicazioni, sospensioni delle relazioni diplomatiche ecc.) sono inadeguate, il Consiglio di Sicurezza può infatti “intraprendere, con forze aeree, navali o terrestri, ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale. Tale azione può comprendere dimostrazioni, blocchi ed altre operazioni mediante forze aeree, navali o terrestri di Membri delle Nazioni Unite”.
 
Ed è proprio questo il tipo di mandato che sta chiedendo l’Italia per la guerra contro i trafficanti di uomini. Una guerra che però potrebbe avere, come sempre, anche vittime innocenti.
 
“Questa non prende assolutamente in esame cosa succede poi con le persone, con i rifugiati e i migranti che si trovano in Libia, con i rifugiati che non possono ritornare nel proprio Paese, che in Libia non trovano alcuna garanzia di rispetto dei diritti fondamentali” denuncia Christofer Hein, direttore del Consiglio Itlaiano per i Rifugiati.
 
“Adesso – ha spiegato a Radio Vaticana – si vuole anche bloccare militarmente qualunque uscita dalla Libia! Invece di pensare veramente a canali di arrivo legali e protetti, dietro procedure, si chiude ancora l’ultimo rubinetto di speranza per queste persone!”
 
Stranieriinitalia.it
 
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