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I danni collaterali della nostra cattiva coscienza

A volte capitano cose che proprio non si vorrebbe vedere e sentire, soprattutto all'ora di sedersi a cena o a pranzo a godersi il benessere così faticosamente e fortunosamente raggiunto.

Una cosa è crepare o esser torturati lontano dagli occhi, nei campi di concentramento allestiti in Libia, alle frontiere del Ciad o lungo le coste, con il nostro consenso e sotto la severa e sdegnata vigilanza delle Organizzazioni Internazionali che difenderebbero migranti e rifugiati, altro è venirsene a morire proprio qui da noi. Così facendo si corre il rischio di sentirsi anche in colpa, di avvertire una leggera sofferenza in quella parte del corpo dove dovrebbe esserci la coscienza, o il cuore. Insomma finisce che ti senti un nodo in gola…

E siccome questo proprio non sta bene, ecco partire l'affannosa ricerca di un responsabile. E' colpa dell'avidità senza scrupoli dei trafficanti, è colpa dei pescatori impietosi che non hanno prestato soccorso, è colpa dello Stato che lascia soli i suoi uomini in prima linea, è colpa dell'Europa che non ci aiuta, è colpa dell'Italia che per taluni è poco accogliente, per altri poco respingente, per altri entrambe le cose allo stesso tempo (sic!).

L'importante è che non sia colpa nostra. Nostra intesa come individui e non come collettività. Un Papa dice "vergognatevi!" e lo dice alle nostre singole anime e forse è l'unico a cogliere nel segno.

Questi morti sono i danni collaterali della nostra cattiva coscienza. Tante lacrime e parole pietose, ma quando si tratta di metter mano alla borsa…E non voglio spingermi a dire che dovremmo risolvere i problemi della fame del mondo o queste cose qui, ché tanto si sa che sta roba è materia per santi o ingenuotti.

Dico solo che se non volessimo far partire le carrette del mare (o volessimo soccorrerle tempestivamente quando sono nei guai) dovremmo spendere molto di più per la vigilanza delle nostre e delle altrui coste. E se non volessimo che le vergogne dei respingimenti dell'epoca Gheddafi/Maroni si ripetano dovremmo finanziare campi rifugiati o di accoglienza dove questa umanità possa trovare almeno il rispetto minimo dovuto ad un essere vivente. Ed anche in questo caso dovremmo mettere nel conto l'arrivo di donne, bambini e uomini che fuggono da guerre e persecuzioni (si chiamano rifugiati) ai quali, in ragione delle leggi e della civiltà di cui andiamo fieri, siamo tenuti a dare asilo e non un foglio di via.

Mi fermo qui perché ci sono la crisi, la disoccupazione, la Grecia, lo spread, il rischio default ed insomma abbiamo anche noi i nostri guai… Piangere e vergognarsi seduti in poltrona, tutto sommato, costa meno ed è più comodo.

Gianluca Luciano
 

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