Roma, 14 novembre 2024 – I flussi migratori hanno continuato a crescere a ritmi senza precedenti per il secondo anno consecutivo, raggiungendo cifre record ma rimanendo sotto controllo. Questo è uno dei messaggi chiave emersi durante la presentazione a Parigi del rapporto “Prospettive Internazionali sulle Migrazioni” dell’OCSE.
Nel 2023, il numero di nuovi immigrati permanenti nei paesi OCSE ha raggiunto 6,5 milioni, in aumento rispetto ai 6,1 milioni del 2022. Tra i 38 paesi membri, circa un terzo ha registrato livelli record, con particolare aumento in Regno Unito, Canada, Francia, Giappone e Svizzera. Le cause principali di questo aumento sono legate all’immigrazione familiare, in crescita del 16%, e all’immigrazione umanitaria, che ha registrato un incremento del 20%. Le migrazioni per motivi lavorativi sono invece rimaste stabili.
Uno degli aspetti più interessanti del rapporto riguarda l’inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro: i livelli di occupazione hanno infatti raggiunto livelli mai registrati prima, con tassi medi di occupazione degli immigrati al 71,8% e tassi di disoccupazione storicamente bassi, al 7,3%. Dieci paesi, tra cui Canada, Regno Unito e Stati Uniti, insieme ai 27 paesi dell’Unione Europea, hanno riportato i più alti tassi di occupazione degli immigrati mai registrati.
Stefano Scarpetta, direttore responsabile per l’Occupazione e il Lavoro dell’OCSE, ha sottolineato come l’elevata domanda di manodopera nei paesi di destinazione sia stata uno dei principali motori delle migrazioni degli ultimi due anni. Il boom post-pandemico ha accelerato l’integrazione degli immigrati nel mercato del lavoro, aiutando sia le economie ospitanti a colmare le carenze di competenze, sia gli stessi immigrati a trovare stabilità economica.
Questi dati suggeriscono che, sebbene le sfide rimangano, i flussi migratori stanno trovando una gestione efficace e un’integrazione sempre migliore, dimostrando come l’immigrazione possa rappresentare una risorsa economica e sociale per i paesi di destinazione.