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I leghisti di Varallo e la beffa dei cartelli contro burqa e “vu cumprà”

L'Asgi e il tribunale di Torino chiedono che vengano rimossi se si vuole evitare un giudizio per discriminazione. Il sindaco Botta e il prosindaco buonanno eseguono, ma li sostituiscono con altri che dicono la stessa cosa

Roma – 21 febbraio 2014 – Furbizie leghiste. Per evitare una probabile condanna fanno sparire cartelli contro burqa, vu cumprà e mendicanti. E dopo qualche giorno ne piazzano altri che contengono lo stesso messaggio, solo un pochino edulcorato.

Succede a Varallo, Comune in provincia di  Vercelli saldamente in mano a un’amministrazione del Carroccio. Per due mandati consecutivi l’ha guidata come sindaco Gianluca Buonanno, che oggi è deputato della Lega Nord ma a casa ha mantenuto la carica di prosindaco. Il vero primo cittadino è un altro leghista, Eraldo Botta.

Nel 2009 Buonanno ha firmato due ordinanze che vietavano in tutte le aree pubbliche l’uso di burqa, burqini [costume da bagno che lascia comunque scoperto  il viso .d.r.] e niqab” e “l’attività a ‘vu’ cumprà’ e mendicanti”. Poi ha piazzato dei cartelli alle entrate del Paese con disegni donne dal volto velato e la foto di un venditore ambulanti barrati con delle evidenti croci rosse. Eccoli qua:

Quattro cittadini, insieme all’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), hanno però presentato ricorso al Tribunale di Torino contro il Comune di Varallo. “Erano immagini offensive nei confronti dei cittadini stranieri : una lesione dei principi di solidarietà e non discriminazione che segna una città medaglia d’oro della resistenza conferendole una connotazione aggressiva e inospitale” spiega l’Asgi in una nota.

Una visione condivisa dal tribunale. Lo scorso 12 febbraio il Giudice ha proposto che il Comune di Varallo si impegnasse entro il 15 marzo alla rimozione integrale di tutti i cartelli, a revocare la ordinanza 99/2009 che prevedeva il divieto di uso del burkini e a modificare la ordinanza 100/2009 che prevedeva il divieto di copricapi che rendano impossibile il riconoscimento, integrandola con l'aggiunta "salvo giustificato motivo". I ricorrenti, da parte loro, si erano dichiarati disponibili ad abbandonare la causa una volta che l’amministrazione comunale di Varallo si fosse adeguata.

Botta e Buonanno, però, stavano preparando una contromossa. Il sindaco in carica, infatti, ha  promesso di rimuovere i cartelli, senza dire che, intanto, ne aveva già mandati  in stampa altri, affissi la mattina successiva, dal contenuto analogo ai precedenti. C'è anche, come chiedeva il giudice, la frase  "salvo giustificato motivo" , scritta però beffardamente in caratteri minuscoli. E una riga di traduzione in arabo che non lascia dubbi sui destinatari del messaggio.

“Un artificio infantile che ci lascia sconcertati sia per l'inammissibile spreco di denaro pubblico che per il mancato rispetto degli accordi presi in una sede giudiziaria” dichiara l'avv. Alberto Guariso, che con il collega Alessandro Maiorca sta seguendo per l’Asgi la vicenda.“Riteniamo che l'accordo raggiunto per un futuro abbandono della causa sia venuto meno e continueremo come associazione nel nostro impegno per rimuovere qualsiasi atto di prevaricazione e di intolleranza “.

L’Asgi denuncia la “ pervicacia con la quale si vuole ad ogni costo dare un segnale di avversione non solo alla povertà (si veda la scritta "no all'accattonaggio": come se un Comune potesse operare per slogan e non con le azioni di buona amministrazione) ma soprattutto alla popolazione di religione islamica che potrebbe essere indotta dalla grande scritta "NO al volto coperto" a ritenere che presso il Comune di Varallo viga un divieto di indossare burqa o niqab che non vige in alcuna parte d'Italia. Il tutto ovviamente senza alcuna ragione, non risultando nella storia di Varallo alcuna situazione che richieda un simile intervento comunale”.

 

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