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I leghisti provano a bloccare le moschee

Alla Camera la mozione che impedirebbe di costruirne altre fino a una nuova legge. Più restrittiva. Roma – 12 maggio 2009 – Fermare la costruzione di nuove moschee fino all’approvazione di regole più severe. Lo chiedono al Governo Roberto Cota e altri leghisti in una mozione che, dopo mesi di anticamera, è arrivata ieri sera in aula a Montecitorio.

Il testo, che mette insieme lotta la terrorismo ed edifici di culto islamico, impegnerebbe il governo ad attivarsi per espellere gli imam che “contribuiscono a diffondere una cultura del terrore” e per sospendere la  “costruzione di nuove moschee e centri culturali islamici fino a quando non sarà approvata una legge per regolamentare l’edificazione di luoghi di culto per le confessioni che non abbiano stipulato intese con lo Stato italiano”.

Ma quali regole imporre alle moschee? Una proposta di legge su questo tema, ancora ferma in Commissione,  porta proprio la firma dell’onorevole Cota e del suo collega di partito Andrea Gibelli.

Le "Disposizioni concernenti la realizzazione di nuovi edifici destinati all’esercizio dei culti ammessi” proposte dai leghisti prevedono che la costruzione delle moschee sia autorizzata dalle Regioni, ma solo se i cittadini dell’area interessata danno l’ok con un referendum. Gli edifici devono avere dimensioni proporzionate al numero di fedeli, nessun minareto con altoparlanti e distare almeno un chilometro dalle chiese. Al loro interno non ci possono essere mercati o scuole.

Quanti promuovono la costruzione di una moschea dovrebbero inoltre dotarsi di uno statuto i cui requisiti verranno definiti dal governo, ma che comunque dovrà riconoscere alcuni principi come la democraticità e la laicità dello Stato, la dignità dell’uomo e della famiglia. Previsti anche un albo degli imam, che dovrebbero predicare in italiano, l’assenza di contributi statali e più trasparenza nei finanziamenti.

Elvio Pasca

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