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Il Decreto Migranti è stato approvato in Senato: cosa cambia

Roma, 20 aprile 2023 – Oggi in Senato è stato approvato il Decreto Migranti con 92 voti favorevoli e 64 contrari. Adesso il testo passerà all’esame della Camera, che dovrebbe convertirlo entro il 10 maggio. Tra le maggiori novità ci sono le modifiche rispetto ai permessi speciali.

Decreto Migranti, arriva il sì in Senato: le critiche dell’opposizione

L’approvazione del Decreto Migranti non trova l’appoggio dell’opposizione: “Questo governo e questa maggioranza sanno solo evocare la paura e fare paura. Nel decreto contro il quale abbiamo fatto una dura battaglia c’è un approccio tutto ideologico che non dà riposte alle tragedie come quelle di Cutro e non fornisce nessuna strategia di governo per affrontare un fenomeno strutturale. L’unico effetto di questo decreto sarà creare più irregolari e più lavoro nero“, ha infatti sottolineato il presidente dei senatori del Partito Democratico Francesco Bocca. “Questo è un decreto irresponsabile e disumano. Quali sono infatti le ragioni di necessità ed urgenza per abrogare la protezione speciale che tutela il diritto alla vita, garantito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dalla Carta fondamentale dell’Ue? Non ce ne sono.

Ma evocare questa scelta serve solo a fare la faccia feroce e a fare contento Salvini. Siamo di fronte ad una destra che sa essere molto dura contro deboli e disperati che non possono difendersi. Governo e maggioranza sanno bene che un fenomeno complesso e strutturale quale è l’immigrazione non lo si può affrontare con superficialità e demagogia. Ma siccome devono coprire la loro incapacità nell’affrontare le emergenze economiche, nel decidere cosa fare con i progetti del PNRR, nel cercare di fermare l’inflazione, giocano sulla paura, si nascondono dietro un tema scomodo come i migranti per farne occasione di consenso facile“, ha aggiunto inoltre Boccia.

Le principali novità

Le principali novità arrivano dal fronte permessi speciali. Sebbene non siano stati eliminati, sono stati comunque circoscritti. Ed è stata cancellata la possibilità che essi possano essere convertiti in permessi di soggiorno per ragioni lavorative. Inoltre, è stato eliminato il divieto di espulsione o allontanamento “di una persona verso uno Stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che l’allontanamento comporti una violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare” a meno che non sia messa a rischio la “sicurezza nazionale, l’ordine e sicurezza pubblica o la protezione della salute” dell’articolo 19. Una ulteriore modifica giunta grazie all’emendamento Gasparri, sempre allo stesso articolo, poi, riguarda il divieto di espulsione di persone che versano in “gravi condizioni psicofisiche o derivanti da gravi patologie”. In questo caso è stato eliminato il termine “gravi condizioni psicofisiche” mentre rimangono le “patologie di particolare gravità, non adeguatamente curabili nel paese di origine”.

Inoltre, per coloro ai quali è concesso il permesso perché nel proprio paese vi è stata “una grave calamità che non consente il rientro e la permanenza in condizioni di sicurezza”, l’emendamento del centrodestra prevede che tale calamità debba essere non solo “grave”. Bensì “contingente ed eccezionale”. Secondo le norme introdotte in Senato, poi, il permesso può essere rinnovato per soli sei mesi (rispetto ai 6 mesi della prima concessione). E non può essere trasformato in permesso per motivi di lavoro. Infine, è stata introdotta una norma transitoria che consente l’applicazione della “disciplina previgente” per le domande presentate prima dell’approvazione del decreto.

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