La commissione per i diritti umani chiede una soluzione umanitaria per chi non ha ottenuto asilo. Livi Bacci (Pd): “Altrimenti diventeranno clandestini”
Roma – 28 marzo 2012 –Un permesso temporaneo per i migranti figgiti dalla Libia che non ottengono dall’Italia la protezione internazionale.
È la soluzione auspicata dalla Commissione per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, presieduta da Pietro Marcenaro, che ieri ha ascoltato i rappresentanti dell’Associazione antirazzista e interetnica “3 febbraio” sulla condizione dei migranti di varie nazionalità che soggiornavano irregolarmente in Libia e sono fuggiti dalla guerra. Le loro richieste di asilo continuano a essere in gran parte negate dalle Commissioni territoriali poiché l’ottenimento della protezione internazionale si basa sul criterio della “nazionalità” dei richiedenti.
“La Commissione diritti umani del Senato – si legge in una nota diffusa da Palazzo Madama – ritiene necessario intervenire al più presto per concedere a quanti non hanno ottenuto il riconoscimento della protezione umanitaria un permesso di soggiorno temporaneo, offrendo loro un ulteriore periodo di tempo che consenta la ricerca di soluzioni individuali e permetta al Governo di predisporre adeguati programmi di ritorno volontario assistito al paese d’origine o eventualmente in Libia, di fronte a un’eventuale stabilizzazione della situazione politica”.
“Appare ormai evidente che alla maggior parte dei profughi provenienti dalla Libia difficilmente potrà essere riconosciuto lo status di rifugiato e il destino di migliaia di persone rischia di essere l’irregolarità”, ha detto il senatore Massimo Livi Bacci al termine dell’audizione. “Solo attraverso una protezione umanitaria temporanea possiamo garantire a queste persone un futuro che non sia di clandestinità”.
“Una soluzione – ha sottolineato la Commissione – va trovata velocemente anche per evitare le situazioni di tensione che periodicamente si registrano nei diversi centri di accoglienza per richiedenti asilo legate ai tempi, spesso lunghi, necessari allo svolgimento delle procedure relative al riconoscimento dello status di rifugiato e degli eventuali ricorsi in caso di diniego”.