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Il sogno di una vita libera da ogni burqa

La storia di Nello e Amira. Divisi da chi ha deciso che nella nostra epoca non ci deve essere dialogo Roma – 30 ottobre 2009 – Quando esce dal battibecco e dal formalismo, la politica è storia degli uomini, delle loro idee, dei loro drammi. Ecco perché anche una semplice proposta di legge si può riempire di speranza e di simboli forti che scacciano la paura.

Vietare il burqa e il nijab (il velo totale), non significa soltanto mandare un messaggio chiaro a tutto il pianeta, nel nostro Paese la libertà non si comprime, non si nasconde, non si camuffa dietro una finta imposizione religiosa. Non significa soltanto liberare lo spazio angusto delle donne che vengono in Occidente per essere persone e finiscono per vivere peggio che nei loro paesi d’origine: botte, segregazione, infibulazione, morte. Non significa soltanto onorare la memoria di Hina, di Sanaa e delle tante oscure eroine della violenza tra le mura di casa.

Vietare il burqa e il nijab significa anche tendere la mano a Nello Rega. Significa dirgli Nello, non sei solo, tu con il tuo amore perduto e il tuo terrore di essere ucciso.

Nello Rega è un giornalista che somiglia a Walter Tobagi; fisicamente, ma anche per il pacato coraggio con cui parla. Tobagi fu ucciso nel 1980. perché, da cronista del Corriere della Sera, sfidava i miti del terrorismo. Rega è stato minacciato di morte (una lettera e due proiettili infilati in una busta) dagli estremisti islamici, che non gli perdonano la cosa più naturale: aver amato.

Nello Rega è da anni inviato di Televideo Rai in Medio Oriente. In Libano ha conosciuto Amira, una donna di religione sciita che lo ha inebriato come il sole e i limoni di quel paese. È tornato in Italia con lei ed ha vissuto insieme a lei il progetto di una vita in comune.

Poi però sono entrati in azione i soldati dell’odio, quelli che hanno bisogno di far credere alla povera gente che l’ Islam è il credo dei divieti, della costrizione, dell’eliminazione del diverso. Gli estremisti musulmani, che prosperano nelle nostre città agli ordini di imam che sono sacerdoti quanto io sono un astronauta, hanno steso la loro rete. E Amira ci è caduta. Al punto di sparire, da un giorno all’altro, lasciando il suo uomo senza una parola, solo e attonito come uno che non sa darsi un perché.

Cosa poteva fare un giornalista se non scrivere la sua storia, per farla conoscere agli altri, forse per impararla meglio lui stesso? Ne è venuto fuori il libro Diversi e divisi, dove si racconta di un amore bellissimo e impossibile. Bellissimo perché vero, impossibile perché qualcuno ha deciso che nella nostra epoca non ci deve essere dialogo fra fedi differenti, fra civiltà lontane. E che la guerra non si fermerà mai, anzi va portata in casa del nemico.

Questo libro, per la gente che di odio vive e prospera, ha segnato la condanna a morte di Nello Rega. Lui, ora, vive in un limbo fatto di rimpianto e di coraggio. Non cede, anche se sa che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo. L’Italia sembra non essere più la sua casa, ma un pezzo dell’impero del terrore. L’Italia, quel posto senza legge dove prima una ragazza viene massacrata dal padre perché ama un italiano, e poi si lascia che intorno all’assassino parta un cordone di solidarietà e protezione che di fatto lo assolve.

Ecco perché oggi una semplice proposta di legge vale quanto un grande abbraccio che stringe Nello Rega. Togliere il burqa e il nijab alle donne imprigionate significa toglierlo anche alla sua, che oggi chissà dov’è ma certo non ha né il viso scoperto né la mente libera. Significa dire a lui e a lei che non è finita, che non ci siamo arresi, che c’è ancora un fremito di orgoglio verso quella libertà per cui solo pochi decenni fa si moriva per strada.

Mohammed Said Tantawi, imam dell’università egiziana Al Azhar (massima autorità religiosa mondiale dell’Islam sunnita), ha chiarito che “usare il burqa non fa parte delle prescrizioni della religione musulmana. Cos’ altro ci serve ancora per capire che la religione è solo l’alibi con cui alcune élites affamate di potere coltivano l’integralismo come un frutto prelibato, e lo sfruttano come una miniera d’oro?

Diversi e divisi. Eppure il Libano di Nello e Amira era lo stesso dell’Antico Testamento, quando Dio era di tutti. Ebrei, occidentali, arabi. “Vieni con me dal Libano, o sposa Osserva dalla cima del’Amana, dalla cima del Senìr e dell’Ermon, dalle tane dei leoni, dai monti dei leopardi. Tu mi hai rapito il cuore. Nello Rega prendeva per mano Amira e la portava con sé, mentre il Dio di tutti gli sorrideva.

Sergio Talamo

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