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Il Tavolo Asilo e Immigrazione denuncia: “Il decreto Albania è una legge fuori dalla legalità”

Roma, 16 maggio 2025 – L’approvazione alla Camera dei Deputati del cosiddetto “decreto Albania”, destinato a diventare legge dopo il passaggio al Senato, ha suscitato forti critiche da parte delle organizzazioni che si occupano di diritti dei migranti. Il Tavolo Asilo e Immigrazione (TAI), in missione in Albania, denuncia un sistema che definisce “opaco, privo di garanzie e incompatibile con lo Stato di diritto”.

Una delegazione del TAI, insieme a parlamentari del gruppo di contatto, si trova attualmente nel centro di Gjadër, dove sono state riscontrate gravi violazioni. Secondo quanto riportato, le autorità italiane non hanno fornito informazioni basilari come il numero di persone trattenute o i criteri di trasferimento, aggravando una situazione già definita fuori da ogni controllo istituzionale.

I colloqui con alcune delle persone detenute rivelano dettagli inquietanti: trasferimenti senza preavviso né provvedimenti ufficiali, viaggi in condizioni degradanti (con fascette di plastica ai polsi), assenza di garanzie legali e episodi frequenti di autolesionismo. In 34 giorni, sono stati registrati 42 eventi critici, in un clima che i migranti descrivono con frasi come “qui si perde la testa” o “mi sembra di stare in un canile”.

Molte di queste persone hanno radici in Italia: famiglie, figli, anni di lavoro regolare prima della perdita del permesso di soggiorno. Tra loro anche soggetti vulnerabili, sopravvissuti a violenze nei Paesi di transito, che si trovano ora senza tutela.

A confermare la fragilità giuridica del progetto è arrivata una recente decisione del Giudice di pace di Roma, che ha ordinato la liberazione di un cittadino trattenuto a Gjadër. Il giudice ha evidenziato criticità costituzionali e la mancanza di un vero controllo di legalità, elementi che saranno ora esaminati dalla Corte Costituzionale.

Il TAI afferma con forza che l’intera operazione Albania rappresenta una sospensione della legalità e una violazione dei diritti fondamentali, nascosta dietro la retorica dei rimpatri rapidi, che però il Protocollo non accelera realmente e che restano comunque a carico dell’Italia, con costi ingenti e ingiustificati.

Il monitoraggio continuerà, sottolinea il TAI, per denunciare una gestione extraterritoriale inaccettabile, difficile da controllare e da giustificare sul piano etico e giuridico. Secondo la rete, l’unica strada percorribile è la completa dismissione del progetto.

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