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Immigrati, a rischio malattie per lo stile di vita

Secondo un’indagine ricorrono poco all’ospedale e registrano problemi di salute tipici delle classi sociali disagiate

Roma – 16 settembre 2008 – Se per paure, diffidenza, cattive abitudini o altro ancora non si può stabilire: fatto sta che gli immigrati in Italia ricorrono poco alle strutture sanitarie pubbliche. Vanno in ospedale solo se ne hanno bisogno dopo un incidente o in occasione di una gravidanza. Ma secondo un’indagine i loro stili di vita causano malattie anche gravi.

Il gruppo ”promozione della salute della popolazione immigrata in Italia” dell’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali fa un’analisi (pubblicata sul periodico della stessa Agenzia) tracciando un quadro parziale delle condizioni di salute della popolazione straniera. Secondo i dati raccolti, nel 2006 i ricoveri fra gli immigrati regolari sono stati pari al 3,9% nella regione Piemonte, del 6,4% nelle Asl di Reggio Emilia, del 3,5% nella regione Marche e del 4,7% in Emilia Romagna, solo dell’1,4 in Puglia.

Si registra un lieve aumento legato soprattutto all’arrivo della popolazione straniera femminile, che entra in ospedale soprattutto per parto, complicanze da gravidanza e puerperio. Gli uomini vengono invece ricoverati maggiormente per traumi.

Nel caso dei clandestini la quota dei ricoveri ordinari si abbassa ulteriormente: non supera mai l’1% del totale dei ricoveri (0,9% in Piemonte, 0,7% nella Asl di Reggio Emilia, 0,5 nelle Marche, 0,8% in Emilia Romagna e 0,2% in Puglia).

È vero che la popolazione migrante in Italia è ancora giovane e questo giustificherebbe in parte lo scarso uso degli ospedali. Ma l’Agenzia osserva un cambiamento preoccupante: negli immigrati cominciano a emergere problemi di salute presenti nella popolazione italiana di età più avanzata. Si tratterebbe di malattie cardiovascolari e tumori, o di malattie tipiche di gruppi che appartengono alle classi sociali più svantaggiate con stili di vita e alimentazione non salubre.

a.i.

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