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Immigrati al voto: 60% per il centrosinistra

Il sondaggio tra i lettori. Touadi (Pd) “Apertura di credito”, Mazzatorta (Lega): “Molti anche con noi”, Sbai (Pdl): “Lavoriamo per non deluderli”

Roma – 4 dicembre 2008 – Se oggi potesse andare alle urne, il 60,3 % degli immigrati voterebbe per un partito del centro sinistra, il 27,3 % sceglierebbe il centrodestra. Il 12,5 %, al di là del colore politico, darebbe il voto a un candidato della sua comunità.

Sono i risultati del sondaggio online di www.stranieriinitalia.it, che ha coinvolto in un mese e mezzo più di 2500 lettori. Non ha pretese di scientificità, dal momento che, per quanto fossero invitati a votare solo i cittadini stranieri, poteva di fatto partecipare qualunque visitatore del sito, ma su questi numeri è possibile comunque sviluppare una riflessione.

“Quel  60% è un’apertura di credito, sulla quale il centro-sinistra deve lavorare sodo. Non solo per contrastare oggi e annullare domani i provvedimenti abominevoli dell’attuale maggioranza, ma soprattutto per scardinare una cultura della sicurezza che confonde i problemi sociali con i problemi di ordine pubblico e crea un’equazione tra immigrazione e clandestinità” dice il deputato del Pd Jean-Léonard Touadi.

“Il Pd ha aperto le primarie agli immigrati, – sottolinea Touadì – ma ora deve lavorare quotidianamente per coinvolgerli. Ci vorrà tempo e intelligenza”. Mentre preoccupa la tendenza a cercare candidati della propria comunità, che secondo il deputato del Pd è “una forma di autoghettizzazione, il contrario dell’integrazione.  La rappresentanza etnica è un segnale forte all’interno della comunità, ma non trova passerelle verso l’esterno, è una trappola”.

“Interessante “ e “inaspettato” è infine, secondo l’esponente del Pd, il risultato del centrodestra,  che “dimostra che il voto immigrato è ormai un voto maturo che non va automaticamente a sinistra. Credo che ci siano molti immigrati, ormai fortemente radicati, che sui temi della sicurezza hanno sposato il linguaggio della destra. Vedono i nuovi arrivi come una minaccia a ciò che hanno conquistato, appoggiano chi attacca i clandestini, quasi per ribadire che con quel mondo non hanno più nulla a che fare”.

Il dato sul centrodestra è letto in maniera simile anche dal senatore della Lega Nord Sandro Mazzatorta, capogruppo in commissione Giustizia.

“Tra i cittadini stranieri integrati non solo c’è sostegno alla nostra azione, ma molti sono anche più rigorosi di noi proprio perché non vogliono essere associati a quella fetta di immigrazione che ha un progetto predatorio.  Anche loro sono contrari a chi non viene qui solo per raccattare un po’ di denaro e poi tornare in patria a fare la bella vita”.

“Ad ogni modo, non ci facciamo certo influenzare da questi risultati”  taglia corto Mazzatorta. “La posizione della Lega è nota e non cambia: i diritti politici – ribadisce il senatore  – si acquisiscono con la cittadinanza, senza scorciatoie. Siamo contrari al voto per gli immigrati indipendentemente da quanti di loro sceglierebbero il centrodestra”.

Tra l’altro, il sondaggio confermerebbe a Mazzatorta che il voto agli immigrati è pericoloso: “Con quattro milioni di immigrati, al centrosinistra andrebbero quasi due milioni e mezzo di nuovi voti, abbastanza per sovvertire un assetto ormai consolidato nel Paese. Questi dati svelano l’obiettivo del centrosinistra quando parla di voto agli immigrati”.

“Per il centrodestra mi spettavo anche un po’ di più, nelle comunità ci sono tanti che ammirano Fini o Berlusconi. Qualche anno fa non se ne parlava, si dava per scontato che tutti gli immigrati votassero a sinistra, ma è come dire che un immigrato non ha convinzioni politiche” commenta invece  la deputata Pdl Souad Sbai

“Tanti che hanno preso la cittadinanza italiana – continua Sbai – alle ultime politiche hanno votato per il centrodestra. Ora, dopo i provvedimenti sulla sicurezza, tocca a noi costruire una via italiana all’integrazione, anche per non deludere questi nuovi elettori”.

Sbai legge positivamente anche l’indicazione sui candidati “etnici”. “Vuol dire –sottolinea –  che le comunità iniziano ad avere una maggiore consapevolezza, hanno imparato ad apprezzare il lavoro dei connazionali impegnati in politica e, anche per una questione di orgoglio, vogliono sentirsi rappresentati da chi ha il loro stesso background culturale”.

Elvio Pasca

   

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