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Roma, 30 mag. (Adnkronos/Labitalia) – Superare stereotipi e
pregiudizi culturali che spesso, anche inconsapevolmente, finiscono
con il distorcere fatti focalizzati esclusivamente sugli aspetti
negativi relativi agli immigrati, raramente bilanciati da storie
positive di successi economici e sociali. Come? Migliorando
l’approccio dei media rispetto al fenomeno migratorio, e quindi
sensibilizzando i giornalisti nel veicolare in maniera completa e
obiettiva le informazioni relative all’immigrazione e
all’integrazione. E’ questo l’obiettivo del progetto
‘Co.In.-Comunicare l’integrazione’, l’iniziativa promossa dal
ministero del Lavoro, in collaborazione con il ministero dell’Interno,
e attuata da Italia Lavoro.
L’evento finale del progetto si e’ svolto oggi, con il convegno
‘Immigrazione e integrazione. Il ruolo della comunicazione nella
formazione dell’opinione pubblica’, organizzato, a Roma, al Palazzo
dell’Informazione del Gruppo GMC-Adnkronos, in piazza Mastai, dove e’
stata allestita anche la mostra fotografica di Uliano Lucas,
‘Migrazioni. Il lungo viaggio’.
Finanziato dal Fondo europeo per l’integrazione dei cittadini
dei Paesi terzi, il progetto si e’ articolato in tre linee di
intervento. A partire dall’elaborazione di un handbook da distribuire
nelle redazioni, relativo al tema dell’immigrazione e al rapporto tra
mass-media e integrazione, con dati, normative e indicatori, volto a
veicolare buone pratiche e storie positive di cittadini immigrati.
Sono stati poi organizzati, in cooperazione con gli ordini
professionali regionali, 6 seminari di aggiornamento tenuti, sul
territorio, da personalita’ di spicco del mondo dell’informazione e
rivolti a giornalisti. Inoltre, una Spring School, rivolta a 50
giovani giornalisti, allievi delle Scuole di giornalismo riconosciute
dall’Ordine dei giornalisti, selezionati a seguito di un concorso.
A parlare dell’approccio dei mass media
rispetto agli immigrati, durante il dibattito, e’ stato Mario
Morcellini, direttore del dipartimento di Comunicazione e ricerca
sociale della ‘Sapienza’ di Roma: “La comunicazione – ha detto – si
avvicina alla persona solo nei momenti di emergenza. Si usano molti
stereotipi sugli stranieri perche’ l’immigrazione produce cambiamento
sociale duro da comprendere e quindi anche duro da raccontare. E’
importante dunque alzare l’asticella delle aspettative rispetto
all’informazione. E in questo senso il web rappresenta una nuova
frontiera, dove si registra una qualita’ di informazione piu’
elevata”.
Ha riferito i dati di un’indagine condotta su tre testate
nazionali, tra il 2005 e il 2008, Ernesto Calvanese, docente di
criminologia all’Universita’ degli studi di Milano. “Da quest’indagine
– ha spiegato – emerge che non si parla mai dell’aspetto umanistico
dell’immigrazione, dell’incontro tra culture. La stampa ha in generale
un atteggiamento abbastanza freddo. Si parla di immigrati soprattutto
in riferimento a episodi di delinquenza, a fronte di una
sottorappresentazione dei casi in cui sono coincolti italiani.
Un’altra ‘rumorosa’ assenza e’ quella della storia dell’emigrazione
italiana, di cui non si parla mai”.
E su come la stampa affronta il tema
dell’immigrazione si sono confrontati, in una tavola rotonda,
giornalisti italiani e stranieri. Bianca Berlinguer (direttore del
Tg3), Antonio Polito (editorialista del ‘Corriere della Sera’) e Mario
Sechi (direttore de ‘Il Tempo’) hanno risposto alle domande dei
colleghi stranieri Keti Biçoku (direttore del giornale albanese
‘BotaShqiptare’), Mario Osorio Beristain (vicesegretario
dell’associazione della stampa estera) e Maarten van Aalderen (ex
presidente dell’associazione della stampa estera e corrispondente del
giornale olandese ‘De Telegraaf’).
“Credo che tutta la stampa -ha affermato Bianca Berlinguer –
tenda a dare una rappresentazione degli immigrati o come minaccia
sociale o come emarginazione. Non si rappresentanto, invece, gli
immigrati nella quotidianita’ e nella normalita’. C’e’ anche molta
ignoranza verso un fenomeno ancora recente. E’ anche vero che la tv
spesso racconta quello che la societa’ si aspetta di sentirsi
raccontare”.
Per Mario Sechi, pero’, e’ da rifiutare
“una visione che associa immigrazione e buonismo” e bisogna sempre
tenere presente che “ai diritti corrispondono i doveri da parte di
tutti”. “Il vero tema sull’immigrazione – ha sottolineato – e’ il
lavoro: circola il falso stereotipo che gli immigrati portino via
lavoro agli itailani, che invece rappresentano una risorsa e fanno
mestieri che gli italiani non vogliono fare”. Comunque, ha aggiunto,
“la percezione dell’immigrazione ha bisogno di molto tempo e penso che
l’Italia sia un paese accogliente”.
Da parte sua, Antonio Polito ha rimarcato che “una buona stampa
non e’ necessariamente una stampa buona, che diffonde buoni
sentimenti”, e che, in ogni caso, la responsabilita’ di come vengono
trattati certi temi e’ “delle linee editoriali, ma anche del clima in
cui i giornali operano”. “Il lavoro piu’ profondo che si puo’ fare e’
fornire alle redazioni dati con standard informativi – ha concluso – e
questo progetto rappresenta sicuramente un passo avanti”.