Bucarest, 12 mag. (Adnkronos) – "La soluzione" per ovviare al problema umanitario dei richiedenti asilo potrebbe essere la realizzazione di appositi centri in Libia presso i quali far partire le pratiche una volta che gli immigrati clandestini sono stati riaccompagnati ai porti di partenza. E’ il ministro della Difesa Ignazio La Russa a sottolinearlo. Si potrebbe quindi "ipotizzare, li’ dove finisce il respingimento (ma a me piace chiamarlo riaccompagnamento) la presenza di uffici per cui, se uno veramente ha diritto di asilo, la pratica inizia".
Non dimentichiamo che, per il diritto internazionale, dal punto di vista tecnico l’asilo si puo’ chiedere solo dopo che si e’ entrati in acque nazionali o sul territorio nazionale. Quindi -rileva La Russa- ha ragione chi dice che bisogna porsi il problema dal punto di vista umanitario e non dal punto di vista del diritto internazionale. Capisco e condivido i problemi umanitari, pero’ guai se questo fosse un alibi. Senza far venir meno i riaccompagnamenti, si puo’ adempiere a questo obbligo morale. Al termine del riaccompagnamento, se le autorita’ libiche lo consentono, ci puo’ benissimo essere un ufficio come avviene in Italia. Poi spettera’ agli organismi italiani prendere o non prendere in considerazione la richiesta".
Noi dobbiamo preoccuparci di quel 10-15-20% che puo’ sperare di avere i requisiti per l’asilo, ma guai a consentire che attraverso quest’alibi venisse meno l’operativita’ dei riaccompagnamenti". Piu’ in generale, l’immigrazione e’ "un problema che non si puo’ affrontare a livello nazionale ma che si puo’ tentare di governare solo con il coinvolgimento degli organismi internazionali. E il caso di Malta -osserva il ministro della Difesa- lo dimostra. Chi si oppone al respingimento, o vuole violare la legge o vuole le sofferenze degli immigrati che finiscono nei centri di espulsione dopo i viaggi della disperazione".