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Mezzo milione di stranieri in Veneto, sempre più nuovi cittadini italiani

Rapporto annuale sull’immigrazione nella Regione. “Il Veneto dimostra di essere terra di integrazione, nella quale gli immigrati hanno trovato lavoro, casa e costruito famiglie”

 

 

Venezia – 1 febbraio 2016 – In Veneto un residente su 10 ha passaporto straniero. Regione di storica emigrazione fino agli anni Sessanta del secolo scorso, da trent’anni è terra di immigrazione. Una presenza ormai stabile e che si sta integrando: lo dimostrano gli oltre 100 mila stranieri residenti in Veneto che sono diventati ‘italiani’ acquisendo la cittadinanza negli ultimi dieci anni, con una impennata lo scorso anno di 20mila ‘naturalizzazioni’, e il progressivo allineamento delle comunità straniere ai comportamenti demografici della società veneta. A fotografare i cambiamenti in atto nella società veneta è il Rapporto annuale sull’immigrazione straniera in Veneto, elaborato dall’Osservatorio regionale sull’Immigrazione su dati statistici 2014.

 

“Il Veneto, con il 16 per cento del totale nazionale di nuove cittadinanze, in aumento del 40 per cento rispetto all’anno precedente, dimostra di essere terra di integrazione, nella quale gli immigrati hanno trovato lavoro, casa e costruito famiglie”, sottolinea Manuela Lanzarin, assessore ai flussi migratori. “ I ‘nuovi veneti’ rappresentano oltre il 2 per cento della popolazione, con un trend che appare in costante crescita. Si tratta di un fenomeno demografico e sociale del quale dobbiamo tener conto nel pianificare le politiche sociali del prossimo decennio.

Il rapporto statistico regionale mette sotto la lente i percorsi dell’integrazione possibile, ma consente anche di focalizzare gli effetti della crisi economica sulle capacità di accoglienza di nuovi flussi migratori. Il rapporto, chiuso a metà 2015, coglie solo in parte il fenomeno della pressione migratoria dei profughi e dei richiedenti asilo. “Nel corso del 2015 – aggiunge l’assessore Lanzarin – nel territorio veneto sono transitati circa 18 mila profughi richiedenti protezione umanitaria; di questi solo poco più di terzo ha i requisiti per lo status di rifugiato, degli altri 10 mila si sono perse le tracce. E per il 2016 il problema è destinato ad aumentare con gli ulteriori arrivi previsti”.

I numeri. Gli stranieri in Veneto sono 511.558, pari al 10,4 per cento dei 4,9 milioni abitanti della regione. Ma rappresentano un quarto delle nuove culle (i nati da genitori stranieri sono il 22 per cento, con punte del 25% in alcuni territori), il 15% degli adolescenti, il 13,6 % della popolazione scolastica e il 12 % dei disoccupati. Il 52,4 per cento delle presenze straniere sono donne, il 57 % sono di provenienza europea. Due su tre (66%) sono in Italia con permessi di lungo periodo. 

Nel territorio. A Verona si concentra il maggior numero di presenze straniere (quasi 110 mila, pari all’11,9%) facendone la prima provincia in Veneto e la dodicesima in Italia per popolazione immigrata. Seguono Treviso con 101.545 residenti stranieri (l’11,4%), Padova con quasi 97 mila e Vicenza con poco più di 90 mila. Vicenza e Treviso registrano un calo di presenze straniere, rispettivamente -3.400 e -2.600. In aumento invece Venezia, con un più 1800 residenti con passaporto estero, seguita da Padova con più 1300 residenti.

La tendenza. Il Veneto scivola dal secondo al quarto posto tra le regioni italiane per presenze straniere, alle spalle di Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna. Sta quindi progressivamente perdendo forza di attrazione verso i flussi migratori: nel 2014 il numero complessivo degli stranieri presenti è calato di 3 mila unità, rispetto all’anno precedente. In termini assoluti il Veneto è la Regione che ha perso il maggior numero di immigrati nell’ultimo anno. A garantire la tenuta della popolazione in Veneto sono i cittadini italiani, aumentati di 3800 unità nell’ultimo anno grazie anche alla ‘naturalizzazione’ degli stranieri: lo scorso anno in 20 mila hanno acquisito la cittadinanza italiana, di cui 11 mila nelle due province di storica immigrazione, Treviso e Vicenza. Negli ultimi dieci anni sono oltre 100 mila i ‘nuovi’ veneti di origine straniera, pari al 2% della popolazione residente e al 16% delle acquisizioni di cittadinanza registrate nel 2014 in Italia. 

La natalità. In calo la natalità e il tasso di fecondità: nel 2014 i nuovi nati da genitori stranieri sono stati circa 8.800, il 2% in meno rispetto all’anno precedente; il numero medio di figli è di 2,14 per le donne straniere (quasi doppio rispetto all’1,26 delle donne italiane). In flessione anche il numero di matrimoni. Calo delle nascite, decremento dei nuovi arrivi e progressivo radicamento nel territorio delle comunità straniere lasciano intravvedere un progressivo invecchiamento anche della popolazione straniera. Conseguenza inevitabile di comportamenti demografici sempre più simili tra italiani e stranieri sarà il declino demografico del Veneto.

Le provenienze. I principali paesi di provenienza degli immigrati che vivono in Veneto sono la Romania (116 mila, +26% rispetto al 2012), il Marocco (53 mila) l’Albania (40mila), la Moldova (38.700) e la Cina (32.500). La Cina incrementa la propria presenza (+23% rispetto al 2012), in calo invece Marocco, Albania e Moldova: per tutti e tre i Paesi si registra un calo del 4 %. 

In classe. Nello scorso anno scolastico gli alunni stranieri in Veneto erano quasi 100 mila: 20 mila nelle scuola d’infanzia, 35 mila nella scuola primaria, 19.250 nella secondaria di primo grado e 23 mila nella scuola secondaria di secondo grado. Il 13,6 per cento della popolazione scolastica è non ha la cittadinanza italiana, ma nella maggior parte dei casi sono nati in Italia: l’89% nella scuola d’infanzia e tre su quattro nella scuola primaria hanno emesso il primo vagito nel Bel Paese. Tra gli stranieri la percentuale di successo scolastico risulta in media inferiore a quella dei loro coetanei veneti: il tasso di abbandono scolastico è dell’8,2% (tra i cinesi è superiore al 22% nelle medie), a fronte del tasso italiano del 2,1%. Ma tra gli stranieri sta crescendo la propensione a proseguire gli studi e a iscriversi a licei e università: i liceali stranieri sono aumentati del 10% nell’ultimo anno, gli immatricolati all’università sono il 5%, la percentuale di laureati è salita dal 2 per cento dei primi anni Duemila all’attuale 3,5%. Le famiglie straniere stanno investendo sempre più in cultura e formazione.

Al lavoro. La crisi economica ha colpito tutti, ma più gli italiani degli immigrati. Nel settore del lavoro dipendente i posti di lavoro persi per gli italiani sono stati tra i 7 e i 13 mila, mentre gli stranieri hanno registrato un’espansione compresa tra le 1.200 e le 3 mila unità. A perdere il posto di lavoro sono stati prevalentemente i lavoratori stranieri nelle industrie, concentrati soprattutto a Treviso e Belluno. L’occupazione straniera cresce invece in agricoltura e nei servizi, anche se prevalgono contratti a termine e part-time. Guardando le nazionalità, risulta che cinesi (+ 1200), indiani (+ 523) e marocchini (+ 207) sono le comunità che meglio hanno attraversato la congiuntura 2014. Novità da registrare: per la prima volta dopo molti anni, il bilancio occupazionale nel lavoro domestico è negativo: colf e badanti straniere sono quasi 55 mila, in calo dell’8% rispetto al 2013, mentre il lavoro domestico degli italiani è aumentato del 3% impegnando quasi 4500 occupati.

La salute. Bassa mortalità, il 30 per cento di neoplasie in meno, ma tassi di prevalenza del diabete superiori a quelli registrati tra gli italiani. Sono alcune evidenze sullo stato di salute degli immigrati in Veneto che tendono a fare poco ricorso al ricovero ospedaliero, ma si rivolgono ai servizi di Pronto soccorso con maggior frequenza dei cittadini italiani. 

I migranti per motivi umanitari. Secondo i dati del ministero dell’Interno nel 2014 il Veneto ha ospitato nelle strutture di accoglienza 2.112 dei 66 mila migranti arrivati in Italia con richiesta di asilo. Sei su 10 hanno ottenuto un permesso di rifugiato o di protezione umanitaria o sussidiaria. Nel primo semestre del 2015 le domande esaminate dalle commissioni territoriali sono aumentate del 49%, e per metà sono state respinte (48% i dinieghi, 3 % archiviate per irreperibilità). 

I minori stranieri non accompagnati. Il fenomeno è mutevole, di difficile contabilità. A fine 2014 in Veneto se ne contavano 192, un anno prima erano 278. Nella penisola i minori che arrivano e viaggiano soli nel 2014 sono stati più di 15 mila, erano meno di 5 mila nei primi anni Duemila, quando arrivavano soprattutto dall’Albania. Ora, invece, arrivano soprattutto dal Bangladesh, dall’Afghanistan e dall’Egitto. Si tratta in prevalenza di maschi adolescenti, di età compresa tra i 16 e i 18 anni. Venezia, con il suo porto, è il secondo comune d’Italia, dopo Roma, per numero di arrivi di minori stranieri non accompagnati. La regione sta ora sperimentando un nuovo modello di accoglienza: a piccoli gruppi in appartamento, con la supervisione di un operatore, anziché nelle case famiglia, dove risulta difficile la convivenza con gli altri ospiti, più giovani di età e con altro tipo di problematiche.

I cinesi in Veneto. Il Veneto è la seconda regione dopo la Toscana per numero di presenze cinesi: gli attuali 32.500 sono concentrati soprattutto a Treviso (8.255) e Padova (7.264), una dozzina di anni fa in tutto il Veneto erano meno di 8 mila (più 206%). La comunità cinese registra quindi il più alto tasso di crescita tra quelle straniere. La loro presenza si caratterizza per un alta dinamicità nel mondo del lavoro e per una maggiore propensione imprenditoriale: i cinesi rappresentano infatti l’1 per cento degli occupati in Veneto e ben il 3 per cento delle imprese, concentrate in particolare nel comparto della moda. Tra i dati significativi: l’80% degli occupati cinesi lavora per datori di lavoro cinesi.

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