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IMMIGRATI: SINDACO LAMPEDUSA, MAREA DISPERATI NON SI FERMA CON PROCLAMI

Palermo, 1 apr. – (Adnkronos) – "Una marea umana in cerca di avvenire non puo’ essere fermata con dei semplici proclami o con listituzione di un cie a Lampedusa. Io non ho mai pensato di fare un braccio di ferro con chicchessia, io ho semplicemente chiesto di potere parlare per esporre le nostre motivazioni, le nostre aspettative, i nostri problemi". A dirlo e’ il sindaco di Lampedusa (Agrigento), Dino De Rubeis, dopo l’ennesima tragedia del mare. "Non si riesce neanche a capire quanti sono i morti in mare di queste ultime ore – prosegue il primo cittadino – Cento duecento e poi trecento: sono persone, uomini, donne e tanti bambini".

"Sono stato tacciato di essere un fomentatore – dice il primo cittadino di Lampedusa -. Sono stato additato come uno in cerca di gloria, hanno detto di me che avrei velleita’ politiche, in certi momenti mi hanno persino detto di essere diventato razzista e mi hanno minacciato di sollevarmi dalla carica di sindaco”.

”Non porto rancore e non mi interessa quello che stato detto o fatto – continua De Rubeis -, ma a questo punto sediamoci e parliamo. In nome di un popolo di disperati che pur di fuggire dalla guerra e dalla disperazione e’ capace di andare incontro alla morte. In nome di un popolo che si dovuto piegare alla forza sproporzionata dello Stato e che sta vedendo la propria isola trasformata. I lampedusani – conclude il sindaco -dopo oltre un decennio di accoglienza, avrebbero preferito essere premiati, non uccisi".

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