(ANSA) – PALERMO, 14 FEB – In tema di immigrazione serve più flessibilità, accompagnata anche da maggiori controlli. No alla ghettizzazione, sì alla presa in carico dei migranti e agli accordi con i paesi di origine. E’ la posizione di Emanuele Filiberto di Savoia che oggi è a Palermo per intervenire al convegno internazionale della Croce Rossa Italiana sulle migrazioni delle donne nel Mediterraneo. L’iniziativa, che vede a confronto 25 società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, comincia oggi e si concluderà domenica 17 febbraio. "L’immigrazione – ha detto l’esponente della casa reale che da tempo segue le attività della Croce Rossa – è vissuta dagli italiani come un problema. Ma è sbagliato, non può essere vista solo in relazione alla sicurezza. In Italia e in Europa purtroppo assistiamo a una ghettizzazione degli immigrati. Certamente, bisogna intervenire". Nel nostro paese, "andrebbero migliorati i flussi, visto che abbiamo bisogno degli immigrati. Le frontiere non vanno chiuse anche se devono esserci più controlli. Gli immigrati vanno presi in carico, devono parlare la nostra lingua, accettare la nostra cultura e la nostra religione, così come noi dobbiamo accettare le loro". Potrebbe aiutare, così come propone il ddl del governo, il soggiorno per ricerca di lavoro; alla fine dei sei mesi però "se la persona non trova un’occupazione torna nel suo paese". Accanto a politiche per l’integrazione (da sostenere anche i ricongiungimenti familiari), vanno anche promossi accordi bilaterali per incentivare sviluppo sul luogo; una strada potrebbe essere il microcredito. Tuttavia – ha proseguito Emanuele Filiberto – "posso capire gli italiani che per una minoranza di immigrati che delinquono non ne possono più degli stranieri. Ma io non accetto il delinquente sotto casa comunque, sia straniero sia italiano". "Va tenuto presente – ha concluso – che nessuno lascia il proprio paese con gioia, e tanto meno le donne. Non voglio entrare nel merito prettamente politico ma credo che tutti dovremmo ragionare e valutare la situazione con sensibilità etica e morale che la nostra formazione cristiana ci impone. Una visione che vede nella solidarietà e nell’accoglienza i suoi punti cardine". (ANSA).
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