Roma, 15 agosto 2023 – Nel 2023, le speranze di ridurre gli sbarchi e controllare l’immigrazione in Italia sono state deluse, con numeri in aumento e sfide significative che mettono in discussione le promesse e la politica del governo. Nonostante le voci di una politica più restrittiva, la realtà mostra una situazione ben diversa.
Sbarchi in aumento
La promessa di azzerare gli sbarchi, una volta una pietra angolare della campagna elettorale del centrodestra, è stata frantumata dalla crescente ondata di arrivi via mare. I dati mostrano un aumento drammatico rispetto agli anni precedenti. A metà estate, gli arrivi via mare hanno già superato i 100.000, più del doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Con il mese di luglio che ha visto un record di 23.628 sbarchi, sembra probabile che il numero di arrivi nel 2023 possa persino superare il dato del 2016, con oltre 180.000 arrivi.
Emergenze e mancanza di soccorsi adeguati
La crescente quantità di arrivi ha portato con sé tragedie umane. Con oltre 2.100 persone già perse nel corso dell’anno lungo la rotta del Mediterraneo, la mancanza di dispositivi di soccorso adeguati ha aggravato la situazione. La decisione del governo di allontanare le ONG dalle zone SAR e la carenza di risorse per le operazioni di soccorso sono state critiche rivolte al governo. La Guardia costiera ha persino dovuto chiedere alle organizzazioni non governative di intervenire per salvare vite umane.
Accordi falliti e mancanza di cooperazione internazionale
Gli accordi siglati con la Libia e la Tunisia per fermare le partenze non hanno prodotto i risultati sperati. Le partenze dalla Tunisia sono aumentate, e gli accordi con il governo libico e il generale Haftar non hanno avuto successo nel frenare i flussi migratori. Anche in ambito europeo, la politica del governo italiano ha faticato a ottenere risultati concreti, con la revisione del regolamento di Dublino rimasta irrisolta e il meccanismo di ricollocamento obbligatorio tra gli Stati membri ancora in stallo.
Sfide nell’accoglienza e nelle espulsioni
Il sistema di accoglienza in Italia è sotto pressione, con oltre 50.000 migranti che necessitano di sistemazione entro settembre. Il governo ha tardato nella pianificazione e, con decisioni come il decreto Cutro, ha creato ulteriori complicazioni. La mancanza di posti disponibili nei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) ha portato all’espulsione di rifugiati per fare spazio a nuovi arrivati, mentre i centri per il rimpatrio rimangono sulla carta a causa della mancanza di volontà da parte delle regioni.
Le sfide per il futuro
L’anno 2023 ha visto un incremento degli sbarchi e delle sfide legate all’immigrazione in Italia, mettendo in discussione le promesse e le politiche del governo. L’incapacità di realizzare accordi efficaci, la mancanza di soccorsi adeguati e le difficoltà nell’accoglienza e nelle espulsioni hanno reso evidente la complessità del problema. Mentre il governo si sforza di affrontare questa sfida, è chiaro che una cooperazione internazionale più efficace e una strategia di gestione dell’immigrazione a lungo termine sono essenziali per affrontare in modo adeguato la situazione.