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IMMIGRAZIONE: MISSIONARI, BASTA EPISODI DI INTOLLERANZA

(ANSA) – CITTA’ DEL VATICANO, 17 GIU – "Preoccupazione, sconcerto e indignazione" per gli episodi di ingiustizia e intolleranza che colpiscono gli immigrati, avvenuti anche all’interno delle comunità cristiane: è quanto si esprime in una lettera della Commissione giustizia e pace della Conferenza istituti missionari italiani (Cimi), inviata ai vari organismi che operano nel campo della solidarietà, tra cui i comboniani, i saveriani, le missionarie della Consolata. Della lettera dà notizia l’Osservatore romano, che ricorda anche la dichiarazione a favore dei rom votata dalla assemblea della Unione chiese battiste italiane (protestanti). Dalla Cimi, rileva il giornale vaticano, si evidenzia la crescente ostilità nei confronti dello straniero, un dilagare preoccupante di diffidenza che si sta diffondendo in Italia. I religiosi affermano: "Ci preoccupa il "virus" che gradualmente sta infettando non solo parte della nostra società ma, purtroppo, anche porzioni delle nostre stesse comunità missionarie. Un "virus" che spinge a considerare immigrati, rom, i "senza documenti", come gente che ruba, violenta, diventa "il nemico" che minaccia la nostra sicurezza". Tale modo di rapportarsi con lo "straniero", che sfocia spesso in atti violenti, viene definito "sconcertante" in quanto è presente, talvolta, proprio all’interno delle stesse comunità cristiane. Nella lettera è scritto: "Come discepoli di Cristo, rimaniamo sconcertati nel constatare come episodi di intolleranza, giustizia sommaria, discriminazione ed esclusione, abbiano potuto trovare terreno fertile anche in varie comunità cristiane". Per i missionari "questi fatti gettano una luce particolarmente inquietante sul tipo di Vangelo e di "evangelizzazione" che in tutti questi anni la Chiesa, cui apparteniamo e di cui siamo espressione, ha proclamato e testimoniato". E concludono: "Siamo infatti persuasi che il "virus" deve essere combattuto anche attraverso la nostra predicazione, l’accoglienza evangelica e la testimonianza quotidiana di ospitalità". All’inizio della lettera è infatti affermato: "Siamo missionari, cioé migranti. Abbiamo passato buona parte della nostra vita altrove, da "stranieri". Come tali ci siamo sentiti accolti, amati e abbiamo convissuto esperienze esaltanti di incontro, scambio e arricchimento. Nei giorni di guerra e conflitti alcuni di noi sono stati protetti e salvati da coloro che ci "ospitavanò’". "Come missionari siamo profondamente indignati perché persuasi che ogni attentato perpetrato alla dignità della persona si afferma come radicale negazione di un comune progetto di umanità che insieme abbiamo la responsabilità di costruire". E proseguono: "Come cittadini, ci preoccupa il rinnegamento dei valori portanti di una Costituzione con la quale ci identifichiamo e che, seppur faticosamente, ha offerto negli anni spunti e prospettive di solidarietà e civile convivenza". (ANSA).

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