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IMMIGRAZIONE: NEL CANALE DI SICILIA SI NASCE E SI MUORE

(ANSA) – PALERMO, 23 MAG – Ieri un neonato partorito su un gommone, davanti agli occhi di decine di altri immigrati; oggi un cadavere recuperato in mare, durante le operazioni di soccorso di altri due barconi carichi di immigrati. La vita e la morte continuano a intrecciarsi nel Canale di Sicilia, lungo le rotte della speranza solcate da migliaia di disperati alla ricerca di un futuro migliore. Nelle ultime ore circa 250 clandestini sono riusciti ad approdare sulle coste siciliane, tra Lampedusa e Pozzallo. E proprio mentre una motovedetta della Guardia Costiera soccorreva due piccole imbarcazioni con 70 extracomunitari, intercettate al largo del litorale ragusano, l’equipaggio ha notato un cadavere che galleggiava a poca distanza. Il corpo apparterebbe a un magrebino, quasi certamente vittima di un naufragio. Secondo il medico di bordo della motovedetta la morte risalirebbe a circa un mese fa. Nelle ultime settimane altri cadaveri sono stati ripescati al largo di Malta, a conferma dell’ennesima strage del mare avvenuta in "silenzio" e senza testimoni. Intanto il flusso degli "arrivi" a Lampedusa prosegue a ritmo sempre più intenso (quattro sbarchi nelle ultime ore), mentre dalla Libia giungono notizie poco rassicuranti circa la presenza di migliaia di immigrati pronti ad affrontare la traversata. Anche di questo hanno parlato i Direttori Generali dei Servizi per l’Immigrazione dei Paesi Ue, nel corso della riunione che si è svolta proprio a Lampedusa. L’incontro, al quale ha partecipato il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, è servito per fare il punto sui temi legati all’immigrazione clandestina: l’armonizzazione delle politiche d’asilo, lo scambio di informazioni tra i paesi di arrivo degli immigrati e le politiche di integrazione. Alla riunione hanno partecipato anche i rappresentanti dell’ Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e la Croce Rossa Italiana. "Il Mediterraneo si dimostra sempre più la via dei richiedenti asilo" ha detto la portavoce in Italia dell’Unhcr, Laura Boldrini. "I numeri parlano chiaro: un immigrato su tre di quelli giunti in Italia via mare nel 2007 – spiega la portavoce – ha fatto domanda d’asilo e uno su cinque ha ottenuto una forma di protezione internazionale". "Il mare è sempre più la via di fuga per chi scappa da guerre e persecuzioni – conclude la portavoce dell’Unhcr – e dunque è importante proseguire negli interventi di soccorso in mare e insistere sul ‘modello Lampedusa’ nel cui centro di prima accoglienza operano dal marzo 2006 Croce Rossa, Oim e Unhcr per informare gli immigrati appena sbarcati sui propri diritti".(ANSA).

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Il Kaldou del Senegal

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