(ANSA) – MILANO, 1 DIC – Krishianti, originaria dello Sri Lanka ma da 15 anni a Milano, è costretta a pagare una baby sitter, che curi i suoi due figli, perché per il nulla osta per far entrare in Italia la cugina fa la spola, da più di un anno, tra Poste e Questura. Ezzat, egiziano di 28 anni, vive da tre a Milano ma non ha ancora un lavoro stabile perché senza il permesso di soggiorno originale (che aspetta da un anno) nessun datore di lavoro lo assume. Dioum Absatou, senegalese residente a Monza, è stata costretta a chiedere ai professori di sua figlia di rimandare la gita scolastica perché il permesso di soggiorno non è ancora arrivato. Sono le testimonianze di alcuni degli extracomunitari residenti nel capoluogo lombardo che, stamani, si sono radunati in piazza Cordusio, davanti alla sede delle Poste italiane, per chiedere l’annullamento del protocollo tra Stato e Poste per il rinnovo dei permessi di soggiorno e proporre il trasferimento delle pratiche agli enti locali. Organizzato dalla Rete migranti di Milano nell’ambito della giornata nazionale dei migranti, il sit-in ha avuto il sostegno di alcune associazioni umanitarie, del sindacato dei lavoratori (Sdl) e del gruppo regionale di Rifondazione comunista. "Siamo costretti a fare code interminabili e a sborsare 72 euro per il rinnovo di un permesso di soggiorno – ha spiegato Edda Pando, peruviana – che resta ammucchiato in Posta per più di un anno e mezzo. Una lungaggine burocratica che ci blocca la vita, lede la nostra dignità e spinge a percorrere la via dell’illegalità". "Non è possibile che per un pezzo di carta – ha precisato Sudat, 47 anni, un giorno domestico e l’altro operaio – si debbano perdere intere giornate di lavoro mettendo a rischio il proprio posto e la stabilità familiare. Vogliamo che i permessi diventino una normale certificazione amministrativa, come le carte d’identità per i cittadini italiani". Nato e cresciuto in Italia, il figlio maggiore di Sudat, 14 anni, è stato costretto a rinunciare alla gita scolastica in Francia perché aspetta da mesi un permesso di soggiorno che non è ancora arrivato. "Mio figlio ha sofferto molto – ha spiegato Sudat – perché si è sentito discriminato, nonostante si consideri un cittadino italiano". "L’accordo tra Poste e Stato è una vergogna – ha aggiunto il peruviano Roberto Reyes, presidente di una cooperativa sociale di mediazione linguistico-culturale -. E’ ora di finirla con questa politica immigratoria mediocre e con queste istituzioni che pensano solo alle proprie poltrone, giocando sulla pelle di persone oneste. Ricordiamoci che il 6% del Pil dell’Italia è frutto del lavoro quotidiano degli stranieri. Ma noi non vogliamo essere considerati sono come manodopera, siamo persone con una dignità ". Al centro delle polemiche anche il decreto flussi 2007, considerato "una farsa, un’ipocrisia del Governo" e la difficoltà di scaricare i documenti online da portare in Posta: "Per chi non conosce la tecnologia – ha detto una giovane mamma sudamericana, in Italia da una decina d’anni – è un’impresa davvero ardua". Anche sulla Legge Bossi-Fini gli immigrati storcono il naso: "Con questo provvedimento gli stranieri diventano ancora più ricattabili e sfruttabili", è stato il commento unanime degli extracomunitari, sostenuti da Luciano Muhlbauer, consigliere regionale di Rifondazione: "Bisogna abolire quell’obbrobrio e fare una legge realistica che regolarizzi gli immigrati, evitando loro una trafila che produce disagio oltre che costi". (ANSA).
IMMIGRAZIONE: PROTESTE PER PERMESSI, CODE INTERMINABILI
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