Città del Vaticano, 27 febbraio 2013 – "Una giusta legislazione" per gli immigrati che vengono a lavorare in Italia, perchè "sia garantito il rispetto che meritano, in accordo con le leggi e i regolamenti promulgati".
A chiederla è il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, nel suo intervento a Roma all'incontro del comitato tecnico-scientifico dell'Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti).
"Quegli uomini e quelle donne che sono presenti tra noi – ha affermato il cardinale Veglio' – non sono solo manodopera, essi sono allo stesso tempo membri della nostra societa'. Non sono stranieri, ma nostri fratelli e sorelle".
Si tratta, ha spiegato il porporato, di "una chiamata a rivedere ancora una volta la loro situazione, a riconsiderare i loro diritti sociali in modo da impedire che diventino vittime del lavoro a basso costo per colpa del loro cosiddetto 'status di residenza temporanea'. Solo cosi' potremo cominciare a invertire il processo della loro emarginazione nella nostra societa'".
La Chiesa, ha ricordato Vegliò, "è chiamata a farsi avvocato e strenuo difensore dei diritti degli uomini a muoversi liberamente all'interno delle proprie nazioni e, quando spinti da povertà, insicurezza e persecuzione, a lasciare le loro case in cerca del loro diritto, dato da Dio, a vivere con dignità".