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IMMIGRAZIONE:LE ‘MADRI DEI CAICCHI’,PIETA’ PER L’AFRICA/ANSA DONNE SENEGALESI IN SPAGNA PER CERCARE

(Di Giulio Gelibter) (ANSA) – MADRID, 5 FEB – Yaye Bayam, presidente dell’Associazione senegalese ‘Madri e vedove delle vittime dei caicchi”, è a Madrid per sensibilizzare la Spagna e l’Europa sul grave problema dell’emigrazione clandestina, che provoca migliaia di vittime e distrugge l’economia dell’Africa. "Sono venuta per far sentire la nostra voce a favore di un lavoro legale e degno per i nostri mariti e figli, per il bene del Senegal e di tutta l’Africa", spiega all’Ansa Yaye, che conta nei prossimi mesi di andare anche in Italia. Molte delle donne di Thiaroye sur Mer, un sobborgo a sud di Dakar, passavano ormai tutto il loro tempo a piangere i loro cari affogati nel tentativo di raggiungere l’Europa. E non potevano più nemmeno avvicinarsi all’acqua, da cui veniva con la pesca il sostentamento delle famiglie, perché gli pareva di udire le voci delle giovani vittime. Finché Yaye, una di loro, un giorno ha detto "basta", e le ha convinte che era inutile continuare così. "Ci asciugammo le lacrime e cominciammo a darci da fare", racconta. Le donne di Thiaroye sur Mer crearono così l’associazione ‘Madri e vedove dei caicchi’, che oggi riunisce 375 di loro, una rete di aiuto alle vittime dell’emigrazione clandestina, che ha attirato su di sé l’attenzione di tutto il paese diventando un simbolo del riscatto attraverso il lavoro non solo per il Senegal ma per tutto il continente. "Non vogliamo che altri muoiano come sono morti i nostri ragazzi, dobbiamo fermare questo massacro", afferma Yaye, soprannominata ‘madre coraggio’, che nei prossimi mesi conta di andare in Italia: "Abbiamo bisogno di aiuto anche da voì. "Dal Senegal partono la maggior parte di chi vuole andare in Europa, e per questo sono venuta a chiedervi aiuto". Nel 2006, secondo le stime dell’Associazione per i diritti umani dell’Andalusia, sono periti in mare 7.000 clandestini, la stragrande maggioranza subsahariani, tentando di raggiungere le coste spagnole, soprattutto le isole Canarie, provenienti in particolare da Mauritania e Senegal. Si tratta di un dato impressionante spiegato con l’enorme afflusso registrato lo scorso anno, 47.000 illegali, la maggior parte sulle coste delle Canarie, tre volte il numero dei due anni precedenti. Una delle vittime di questo olocausto è stato il figlio di Yaye, Alioune, un giovane di 26 anni salito come tantissimi altri su un caicco, imbarcazioni fatte per la pesca e non certo per traversate transatlantiche. Ma Alioune non raggiunse mai il ‘Paradiso’, cioé l’Europa, e neppure tornò: il suo caicco, con un’ottantina di compagni a bordo, naufragò nell’Atlantico e i corpi non furono mai ritrovati. Per Thiaroye sur Mer fu una tragedia ma anche una catastrofe economica perché erano gli scomparsi a portare denaro a casa con la pesca. "All’inizio non facevamo che piangere, poi decidemmo di organizzarci, noi donne, per evitare altre tragedie e cercare una soluzione". Ed hanno cominciato a riunire, grazie al lavoro e all’artigianato, fondi per salvarsi dalla rovina, e dalla fame, e aiutare altre donne concedendo loro microcrediti. Ma da sole non ce la fanno. Yaye ha allora deciso di visitare la Spagna, grazie all’appoggio della Commissione per l’aiuto ai rifugiati (Cear) per chiedere assistenza per rilanciare la speranza. E nei prossimi giorni incontrerà la vicepremier Maria Teresa Fernandez de la Vega. "Voglio dirle: abbiamo diritto all’emigrazione, ma che sia legale e sicura, aiutateci! Vogliamo che i nostri ragazzi possano andare a lavorare in Spagna,e in altri paesi europei, in Italia, anche temporaneamente, per guadagnare e poi tornare in Senegal". "Perché – dice – se tutti i giovani se ne andassero, quale futurò avrebbe il nostro paese? E quale futuro l’Africa?" (ANSA). 2007-02-05 19:34

(5 febbraio 2007)

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