Presentato il primo rapporto europeo sulle richieste di protezione da parte di lesbiche, gay, bisessuali e transgender extracomunitari. “Prassi disomogenee e diritti violati nei ventisette Stati dell’Ue”
Roma – 25 novembre 2011 – Le richieste d’asilo presentate da lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBTI) extracomunitari che fuggono da persecuzioni e discriminazioni nei Paesi d’origine vengono trattate in maniera diversa dai Paesi Ue, secondo prassi che a volte violano i loro diritti e si concludono con il rimpatrio.
“E’ possibile stimare che nell’Unione Europea arrivino ogni anno 10.000 richieste di asilo da parte di persone LGBTI. Lo si può stimare basandosi sui dati provenienti da Belgio, Norvegia, Olanda e Svezia, mentre gli parte Paesi dell’Unione non ne raccolgono” spiega l’Avvocato Simone Rossi di Avvocatura per i Diritti LGBT – Rete Lenford, citando i risultati della ricerca Fleeing Homophobia, illustrata in un convegno in corso oggi e domani a Palermo.
Cofinanziato dal Fondo Europeo per i Rifugiati e realizzato dall’Università di Amsterdam, COC Paesi Bassi, Hungarian Helsinki Committee, Avvocatura per i Diritti LGBT-Rete Lenford ed European Council on Refugees and Exiles, è il primo studio di questo tipo su legislazioni e prassi nei 27 Paesi dell’Unione. Dimostra che esistono considerevoli differenze nel modo in cui gli stati europei esaminano le domande di asilo di persone LGBTI.
Si tratta di un aspetto alquanto problematico, dal momento che l’Europa mira a creare un Sistema Comune di Protezione Europea con uno status omogeneo. Il sistema di Dublino, in base al quale un solo stato membro dell’UE prende in esame la domanda di asilo, teoricamente implica uno standard comune che però di fatto ancora non esiste.
Lo studio comparativo ha evidenziato che in parecchi punti le prassi statali europee nell’esame delle richieste di asilo di persone LGBTI sono al di sotto degli standard richiesti dalla normativa internazionale ed europea, basandosi in molti casi su stereotipi che portano a respingere, ad esempio, le lesbiche che non hanno atteggiamenti maschili, i gay non effeminati e i richiedenti LGBTI che sono stati sposati o che hanno figli.
Inoltre, i richiedenti asilo LGBTI sono frequentemente rispediti nei loro paesi d’origine per la ragione che potrebbero evitare di essere perseguitati se nascondessero il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. Pretendere che per ricevere “protezione” queste persone rinuncino ai propri diritti umani, spiegano i ricercatori, nega la funzione di questi diritti.
Allo stesso modo, i richiedenti LGB sono regolarmente rispediti in paesi in cui hanno un fondato timore di essere incarcerati o condannati a morte per avere svolto attività sessuali con persone dello stesso sesso. Un altro esempio è che spesso le pesanti violazioni dei diritti umani nei confronti di persone transessuali, che si verificano su ampia scala in parecchi paesi del mondo, non sono sufficienti a garantire l’asilo.
Visto che le statistiche sono inaffidabili, è impossibile dire quanti sono e da dove provengano i richiedenti LGBTI. Tuttavia, sulla base degli esempi citati dagli esperti nazionali interpellati per la ricerca Fleeing Homophobia, risulta che provengono da almeno 104 paesi diversi.
I problemi riguardanti queste richieste di asilo stanno ricevendo una certa attenzione solo da poco tempo a questa parte. Nel 2008 sono state pubblicate le Linee guida dell’UNHCR sulle domande di status di rifugiato legate a orientamento sessuale e identità di genere. Nel giugno del 2011 il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha pubblicato un rapporto sulle discriminazioni subite da persone LGBTI.
I ricercatori puntano infine il dito contro “la minore evidenza che hanno le persecuzioni di persone lesbiche, transessuali e intersessuali rispetto a quelle a cui sono sottoposti i gay”. “Quando l’attivista ugandese gay David Kato è stato ucciso il 26 gennaio 2011, media, organizzazioni e società civile sono venuti immediatamente a sapere dell’omicidio, e l’hanno condannato. Tuttavia, non molti sanno quanti transessuali vengono assassinati nel mondo: da gennaio 2008 a dicembre 2010 sono stati denunciati 539 omicidi di persone transessuali. Molti altri – rivela Rossi – non sono stati neppure denunciati”.
Scarica il rapporto Fleeing Homophobia
EP