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Indagine sul caporalato a Brugine (Padova): misure cautelari per quattro cittadini cinesi

Roma, 5 settembre 2024 – Due cittadini cinesi residenti a Brugine e altri due connazionali sono stati colpiti da misure cautelari personali con l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. I quattro sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere nell’ambito di un’indagine sul caporalato, che ha portato alla luce gravi violazioni in materia di lavoro e sicurezza, nonché l’impiego di manodopera clandestina.

L’operazione, condotta dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Venezia e Padova, con il supporto dei militari di Piove di Sacco, ha svelato un quadro di sfruttamento lavorativo che coinvolgeva 25 operai, provenienti da Pakistan, Bangladesh e Cina, molti dei quali privi di regolare permesso di soggiorno e impiegati “in nero”. Cinque lavoratori risultavano clandestini, e tutti operavano in condizioni di grave degrado, percependo salari ben al di sotto degli standard legali.

Le indagini: violazioni diffuse e condizioni degradanti

Le indagini, avviate tra gennaio 2022 e luglio 2024, si sono basate su una serie di attività di osservazione, controllo, pedinamento e analisi documentale. I documenti relativi alle prestazioni lavorative degli operai sono risultati completamente difformi rispetto alle dichiarazioni ufficiali fornite dall’azienda manifatturiera di Brugine. I lavoratori erano costretti a turni estenuanti, con orari che spesso superavano le 12-14 ore giornaliere, senza il diritto a periodi di riposo o ferie, e percepivano salari di circa 5 euro all’ora, in alcuni casi anche inferiori.

Oltre alle violazioni salariali, i lavoratori erano costretti a vivere in condizioni di estrema precarietà, alloggiando in abitazioni fatiscenti adiacenti all’azienda, privi delle minime condizioni igieniche e di sicurezza. La procura di Padova ha sottolineato la gravità del quadro emerso, con un sistema di sfruttamento continuativo e strutturato.

Provvedimenti e sequestri

A fronte degli indizi raccolti, la Procura ha disposto il sequestro preventivo dell’immobile utilizzato come laboratorio e delle abitazioni collegate all’azienda, per un valore complessivo di 400.000 euro. Secondo le autorità, le prove raccolte convergono univocamente verso la responsabilità dei quattro indagati, che avrebbero agito in modo continuativo e organizzato per sfruttare la manodopera straniera in condizioni di estremo sfruttamento.

L’operazione rappresenta un duro colpo al fenomeno del caporalato e dello sfruttamento lavorativo, che continua a colpire le fasce più vulnerabili della popolazione migrante in Italia, evidenziando l’importanza di rafforzare i controlli e le tutele per garantire il rispetto dei diritti umani e delle leggi sul lavoro.

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