Stima effettuata dal Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes ROMA, 11 aprile 2009 – Se tra gli italiani attualmente vi è circa 1 pensionato ogni 5 residenti, tra gli immigrati nel 2015 vi sarà 1 pensionato ogni 25 residenti.
Un carico quindi ridotto, quello degli stranieri, per il sistema previdenziale rispetto all’entità di contributi che versano (5 miliardi l’anno, con l’esclusione di agricoli e domestici come accertato dall’Inps per il 2007).
E’ la stima effettuata dal Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes, utilizzando i dati forniti dall’Istituto, e contenuta nel ‘Terzo Rapporto Inps sui lavoratori immigrati negli archivi previdenziali’.
Lo studio calcola i flussi di pensionamento a carico dell’Inps dei lavoratori stranieri nei prossimi anni e stima che saranno così ripartiti: circa 6.290 l’anno nel quinquennio 2005-2010 per un totale di 31.450 prestazioni, 21.840 l’anno tra il 2010 e il 2015 per 109.180 prestazioni e 34.980 l’anno per il 2016-2020 (173.950 prestazioni). Dunque, stimando che nel 2015 gli stranieri presenti possano essere circa 6 milioni e che il flusso di pensionamento dal 2006 al 2015 possa coinvolgere al loro interno 141.000 persone, sommandole alle circa 100.000 già attualmente in pensione, si arriva a una somma complessiva di 241.000 pensionati.
Dunque, anche sotto l’aspetto strettamente previdenziale, sottolinea lo studio, "sembra convalidata la tesi che in Italia, grazie alla loro giovane eta’, i lavoratori immigrati siano più un beneficio che un costo, mentre la questione si porrà in altri termini tra una ventina d’anni".
Al 1° gennaio 2007, sono risultate in pagamento 294.025 prestazioni pensionistiche Inps a persone nate all’estero, tra pensioni contributive (di vecchiaia, invalidità e ai superstiti) e non contributive (pensioni e assegni sociali e pensioni agli invalidi civili), con un aumento rispetto all’anno precedente di 8.973 trattamenti, nel 90% dei casi pagati in Italia. L’Europa risulta il continente di nascita della maggioranza dei beneficiari (61%); al secondo posto si posiziona l’Africa (19,3%), seguita dall’America Latina (11%).
Nella grande maggioranza dei casi, quindi, si tratta non dei cittadini stranieri venuti in Italia negli ultimi decenni, bensì dei discendenti degli italiani emigrati in quelle aree, soprattutto in Paesi europei (come Germania, Francia, Paesi Bassi), americani (come Stati Uniti, Canada, Argentina, Uruguay), africani (come Libia e Sud Africa) e anche dell’Oceania (Australia).
Un dato, secondo il rapporto, confermato dal fatto che l’età media di questi beneficiari supera i 70 anni nei casi dell’Europa e dell’America Latina e gli 80 anni nel caso dell’America del Nord: il che porta a riferirsi, per l’appunto, alle diverse ondate migratorie di cui furono protagonisti gli italiani fino a tutto il secondo dopoguerra. Le prestazioni pensionistiche erogate a persone nate in Africa e in Asia sono non solo inferiori come numero, ma si distinguono anche per l’eta’ media piu’ bassa dei beneficiari, e cio’ -si spiega- induce a pensare che nella maggior parte dei casi si tratti dei piu’ recenti flussi di immigrati con cittadinanza straniera venuti in Italia.