“Sempre più stabili, il principale cambiamento sociale degli ultimi anni”. I dati del rapporto annuale sulla situazione del Paese. Roma – 26 maggio 2009 – L’immigrazione è “senza dubbio alcuno, per dimensione e dinamica, è il più importante cambiamento sociale degli ultimi anni”. Parole dell’Istat, che oggi nel suo “Rapporto annuale sulla situazione del Paese” dà anche numeri e tendenze sugli stranieri in Italia
Se nel 2008 la popolazione residente in Italia ha superato per la prima volta la soglia storica dei 60 milioni, lo si deve solo agli immigrati. L’Istat stima che al 1° gennaio 2009 gli stranieri residenti siano 3 milioni 900 mila (il 6,5 per cento del totale dei residenti, contro il 5,8 di un anno prima).
I cittadini romeni, con 780 mila presenze, a detenere il primato del maggior numero di stranieri residenti registrato nel 2008. Tuttavia, sono cresciuti in misura rilevante anche gli europei extracomunitari come gli ucraini, passati da 133 mila nel 2007 a 155 mila nel 2008, con un incremento del 17% e i moldavi, passati da 69 mila a 93 mila, con un incremento del 35%, il più intenso registrato durante l’anno. Nel 2008 è cresciuto anche il numero dei residenti di cittadinanza non europea, in particolare quelli dell’India (+19%), del Ghana (+13%) e della Cina (+10,6%).
È la ricerca di lavoro a spingere i cittadini stranieri nel nostro Paese. Nel corso del 2007, infatti, l’aumento dei permessi per motivi di lavoro, infatti, è più che doppio (150 mila) rispetto a quello dei permessi rilasciati per ricongiungimento familiare (71 mila).
L’immigrazione è sempre più stabile, come evidenziano il crescente numero di nati stranieri: 64mila nel 2007 (l’11,5 per cento degli oltre 564 mila nati iscritti in anagrafe); mentre la stima per il 2008 è di oltre 73 mila. Più in generale, aumentano i minori stranieri, che al 1° gennaio 2009, i minori stranieri sono 868 mila, il 22 per cento degli stranieri residenti. Soltanto nell’ultimo anno, 38 mila sono arrivati per ricongiungimento familiare, ma la seconda generazione conta complessivamente 520 mila nati in Italia.
Gli alunni di cittadinanza straniera iscritti nelle scuole italiane nell’anno scolastico 2007/08 sono 574 mila – con un incremento del 14,5 per cento rispetto all’anno scolastico precedente (73 mila studenti stranieri in più) – e rappresentano ormai il 6,4 per cento della popolazione scolastica. Crescendo, i ragazzi stranieri scelgono percorsi formativi diversi da quelli dei ragazzi italiani, preferendo scuole che rilasciano un diploma orientato all’ingresso nel mondo del lavoro. Ad esempio, il 41 per cento si iscrive ai corsi degli istituti professionali, contro il 19 per cento degli italiani.
Gli studenti stranieri hanno un percorso scolastico più accidentato degli italiani. Nella scuola secondaria di primo grado la quota di stranieri ripetenti sul totale degli studenti stranieri è più che doppia rispetto a quella degli italiani (6,4 contro 2,7 per cento). La differenza diminuisce sensibilmente nelle scuole secondarie di secondo grado. Anche per quel che riguarda la regolarità nella frequenza scolastica, i ragazzi stranieri soffrono uno svantaggio: nelle scuole secondarie di primo grado il 52 per cento degli stranieri è in ritardo nella frequenza (gli alunni italiani nella stessa condizione sono meno del 7 per cento).
Secondo l’Istat gli immigrati godono in genere di condizioni di salute migliori rispetto a quelle degli italiani e ricorrono meno a controlli preventivi e visite specialistiche. Tra gli uomini stranieri la quota di persone che si sottopone a visita specialistica è quasi la metà di quella degli italiani (5,7 rispetto a 11,5 per cento); tra le donne la quota è pari al 16,4 per cento per le italiane e al 12,3 per le straniere. Molti stranieri riferiscono di non essersi mai sottoposti a controlli della pressione arteriosa (35 per cento) o di non aver mai controllato il livello di colesterolo o di glicemia (40 per cento): sono quote molto più elevate di quelle registrate tra gli italiani (22 e 20 per cento, rispettivamente).
L’Istat fotografa anche gli effetti della crisi economica sulla partecipazione al mercato del lavoro degli stranieri. Quelli in cerca di lavoro nel 2008 erano 162 mila unità, 26 mila in più rispetto a un anno prima. Il tasso di disoccupazione della popolazione straniera si attesta nel 2008 all’8,5 per cento e nel quarto trimestre la quota dei disoccupati stranieri arriva a superare il 10 per cento del totale dell’area dei senza lavoro.
L’incidenza della disoccupazione femminile è rimasta relativamente più accentuata. A parità di ruolo in famiglia, i tassi di disoccupazione delle donne straniere sono doppi di quelli delle italiane e sono quasi tre volte più elevati di quelli riferiti ai loro coniugi o conviventi maschi. A tale risultato contribuisce la carenza di una rete di parenti e amici, ed è in generale più difficile, per le donne straniere, conciliare lavoro e carichi familiari.