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Istat: cresce l’occupazione in Italia, ma aumentano le disuguaglianze sociali e territoriali: luci e ombre nel rapporto 2024

Roma, 20 maggio 2024 – Nel 2023, l’Italia ha registrato un incremento del tasso di occupazione, con il 61,5% della popolazione tra i 15 e i 64 anni attiva sul mercato del lavoro. Questo dato supera del 2,4% il tasso del 2019, indicando un miglioramento significativo negli ultimi anni. Tuttavia, accanto a questo dato positivo, emergono preoccupazioni riguardanti un aumento delle disuguaglianze sociali e territoriali.

Uno degli aspetti più critici rilevati dall’Istat nel Rapporto annuale 2024 è il fenomeno dei lavoratori “poveri”. Nonostante l’aumento dell’occupazione, il potere d’acquisto delle retribuzioni lorde è diminuito del 4,5% nel 2023. Questa riduzione ha portato un numero crescente di occupati a vivere in condizioni di vulnerabilità economica. I gruppi più a rischio sono i giovani, le donne e gli stranieri.

In particolare, i lavoratori di nazionalità italiana hanno un rischio di povertà di quasi 15 punti percentuali inferiore rispetto agli stranieri, con un distacco che supera i 18 punti percentuali per i lavoratori provenienti da paesi non appartenenti all’Ue27. Questo divario evidenzia come la nazionalità influisca significativamente sulle condizioni economiche degli occupati in Italia.

Il rapporto dell’Istat mette anche in luce come la bassa partecipazione alla forza lavoro di giovani, donne e stranieri aggravi l’impatto negativo del declino demografico. Questo fenomeno non è più compensato dal contributo alle nascite da parte dei cittadini stranieri, che aveva portato a una ripresa della natalità nei primi anni Duemila. Nel Centro e nel Nord Italia, in particolare nel Nord-est, l’effetto combinato di flussi migratori positivi e di una maggiore incidenza dei nati da genitori stranieri ha rallentato il declino della popolazione giovane rispetto al Mezzogiorno.

Per quanto riguarda i dati sugli stranieri, nel 2023 la ripresa dei movimenti migratori internazionali, iniziata nel 2022, è proseguita, quasi compensando il deficit dovuto alla dinamica naturale. Le iscrizioni per trasferimento di residenza dall’estero sono ammontate a 416 mila, con un leggero aumento (+1,1%) rispetto al 2022, ma in decisa crescita rispetto alla media dell’ultimo decennio (circa 314 mila l’anno). Anche il rallentamento dei flussi in uscita è continuato nel 2023: le cancellazioni per l’estero sono scese a 142 mila, registrando un calo del 5,6% rispetto all’anno precedente e del 21,0% rispetto al 2019, anno di picco con 180 mila cancellazioni.

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