Roma, 19 settembre 2024 – Negli ultimi mesi, il dibattito sullo Ius Scholae ha diviso l’opinione pubblica italiana. La proposta prevede la concessione della cittadinanza ai figli di genitori stranieri che abbiano completato un percorso scolastico di almeno dieci anni in Italia. L’idea è stata accolta con favore da alcuni, mentre altri ritengono che la legge attuale sia già sufficiente.
Ius Scholae, cosa ne pensano i cittadini
Il Corriere.it ha raccolto alcune opinioni dei suoi lettori. Tra i sostenitori, molti ritengono che, se i ragazzi crescono in Italia e frequentano le scuole del Paese, essi siano di fatto italiani. Alessandra De Pascalis, per esempio, sottolinea l’assurdità di concedere la cittadinanza a persone che non hanno legami reali con l’Italia, ma discendono da emigrati di oltre un secolo fa. Al contrario, chi è cresciuto qui, secondo lei, ha diritto a essere riconosciuto come cittadino.
Dall’altra parte, ci sono coloro che preferiscono mantenere la legge attuale. Alessandro Vernice, infatti, ritiene che il sistema vigente, che consente ai nati in Italia di diventare cittadini al compimento dei 18 anni, sia già una soluzione equa. E aggiunge che il mantenimento dello ius sanguinis è essenziale per preservare le attuali norme sulla cittadinanza. Molti, poi, sostengono che la realtà quotidiana in alcune zone del Paese renda evidente l’urgenza di una riforma. Carlo Ridolfi, che vive a Padova nel quartiere Arcella, racconta come la presenza di bambini di origini straniere sia ormai la normalità nelle scuole frequentate dai suoi figli. La sua esperienza gli ha insegnato che riconoscere i giovani cresciuti in Italia come italiani non è solo giusto, ma anche un passo verso una maggiore integrazione.
Tra le testimonianze più toccanti, però, c’è quella di Giulia Z., madre adottiva di una bambina cresciuta in una comunità, che nonostante sia nata e vissuta in Italia, non è ancora considerata cittadina. Questa vicenda solleva interrogativi sul trattamento dei bambini cresciuti in istituzioni pubbliche e il loro diritto alla cittadinanza. Il dibattito, quindi, prosegue con contributi che mettono in luce diversi punti di vista e che, al di là delle opinioni politiche, sollevano interrogativi profondi sul concetto di cittadinanza e appartenenza.
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