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Ius Scholae: la maggioranza di studenti, docenti e genitori appoggia la riforma

Roma, 2 settembre 2024 – Il dibattito sullo Ius Scholae, la proposta di riforma che mira a concedere la cittadinanza italiana ai giovani nati nel Paese da genitori stranieri al completamento di un ciclo di studi, ha riacceso l’attenzione sul tema dell’integrazione in Italia. Secondo un sondaggio condotto dal portale Skuola.net, il mondo della scuola sembra essere in larga parte favorevole alla riforma, con un forte sostegno sia tra gli studenti che tra gli adulti coinvolti nell’istruzione.

Un sostegno trasversale

Il sondaggio ha coinvolto 750 utenti tra studenti, docenti e genitori, rivelando che circa l’80% degli intervistati è favorevole alla riforma dello Ius Scholae. In particolare, il 62% degli intervistati, indipendentemente dall’età, si dichiara apertamente a favore, mentre un ulteriore 23% preferirebbe conoscere maggiori dettagli sulla proposta prima di esprimere un giudizio definitivo. Solo una minoranza si oppone all’introduzione dello Ius Scholae: il 15% degli studenti e il 26% dei genitori e docenti sono contrari, dimostrando comunque che il dissenso è contenuto.

Differenze regionali e scetticismo

Il sostegno alla riforma non varia significativamente su scala nazionale, ma si registra un picco di approvazione nelle regioni del Sud, dove il 68% degli intervistati si dichiara pienamente a favore della proposta. Al Nord e al Centro, il consenso si attesta intorno al 60%, con una parte significativa di intervistati (circa il 20%) che potrebbe appoggiare la riforma dopo ulteriori approfondimenti.

Ius Scholae vs Ius Soli

Il sondaggio ha anche esplorato le preferenze degli intervistati tra lo Ius Scholae e lo Ius Soli, la proposta alternativa che concederebbe la cittadinanza italiana a chiunque nasca sul territorio italiano, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Tra le due opzioni, lo Ius Scholae sembra avere la meglio, con il 40% degli intervistati che lo preferirebbe rispetto al 26% favorevole allo Ius Soli. Tuttavia, il 34% degli intervistati ritiene che entrambe le soluzioni potrebbero essere valide per risolvere la questione della cittadinanza.

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