Roma, 27 giugno 2022 – Se tutto andrà come da programma, mercoledì 29 giugno alla Camera si discuterà, finalmente, di Ius Scholae. A riguardo la politica è divisa: da una parte si posiziona la sinistra, favorevole a una riforma della cittadinanza. Dall’altra, invece, la destra continua sulla via dell’ostruzionismo. In tutto ciò, cosa ne pensano gli italiani? Secondo un sondaggio realizzato da YouTrend commissionato da Action Aid, il 59% ammette la necessità di una modifica all’attuale situazione. E questo, in un Paese democratico, dovrebbe essere l’ago della bilancia. Soprattutto perché a schierarsi dalla parte del sì sono anche tantissimi elettori di destra.
Ius Scholae, il sondaggio
Il 59% significa circa che sei italiani su 10 sono favorevoli allo Ius Scholae. Un dato sorprendente soprattutto se affiancato dal sì del 48% di coloro che si dichiarano elettori della Lega e dal 35% di quelli di Fratelli d’Italia. Insomma: a voler remare contro la riforma della cittadinanza sembrano essere esclusivamente i politici della destra, e non i loro elettori. Agli intervistati, poi, è stato presentato anche il numero degli studenti, figli di stranieri, che frequentano la scuola in Italia, ma che ancora non hanno la cittadinanza. A riguardo l’elettorato si divide ancora di più: per il 25% sei sostenitori della Lega questo è un motivo in più per andare avanti con lo Ius Scholae, e lo stesso pensa il 20% dei seguaci di Fratelli d’Italia. Il 12% di coloro che seguono Salvini, poi, affermano addirittura che sarebbero disposti a cambiare voto per questo motivo, così come il 12% di chi appoggia Meloni.
Alla domanda: “I bambini nati in Italia dovrebbero avere sempre la cittadinanza italiana?”, poi, la platea degli intervistati a favore cresce ancora di più. Il 62,9% sostiene il sì, ed è quasi il 50% il sì di coloro che si dicono della Lega o di Fratelli d’Italia. Il 64% ritiene anche grave che i tanti minori cresciuti fin da piccoli nel nostro Paese non possano sentirsi cittadini italiani. Il c38%, inoltre, sostiene non sia giusto che non possano accedere ai concorsi pubblici, il 33% che non possano esprimere il proprio voto e il 31% che non possano partecipare alle gite scolastiche all’estero.
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