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Ius Soli, Scholae, Culturae: quale futuro per la cittadinanza italiana?

Roma, 14 agosto 2024 – Il dibattito sulla cittadinanza è tornato al centro della scena politica italiana, sollevato da un referendum proposto da +Europa, una nuova spinta dal Partito Democratico (PD) e una sorprendente apertura di Forza Italia. In autunno, il Parlamento sarà chiamato a confrontarsi con una nuova legge sulla cittadinanza, e le diverse opzioni – ius soli, ius scholae, ius culturae – stanno alimentando un acceso confronto su quale sia la strada migliore da intraprendere.

L’attuale sistema: Ius Sanguinis

Attualmente, l’Italia adotta il principio dello ius sanguinis, secondo il quale la cittadinanza si trasmette per discendenza. La legge in vigore, risalente al 1992, prevede che uno straniero nato in Italia possa richiedere la cittadinanza solo se ha risieduto legalmente e ininterrottamente nel Paese fino al raggiungimento della maggiore età. Questa richiesta deve essere inoltrata entro i dodici mesi successivi al compimento dei 18 anni. Tuttavia, questa normativa è considerata da molti come obsoleta e fuori dal tempo.

Ius Soli: Una Proposta Radicale

Il ius soli puro, sostenuto da +Europa, Alleanza Verdi e Sinistra e dal PD, rappresenta l’opzione più radicale. Questo principio, già adottato negli Stati Uniti, garantirebbe la cittadinanza italiana a tutti i nati sul suolo italiano, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Secondo uno studio della Fondazione Leone Moressa, questa proposta potrebbe includere 1,2 milioni di minori stranieri nati in Italia dal 2006 a oggi, con un’aggiunta di circa 50 mila nuovi nati ogni anno. Nonostante il sostegno di alcune forze politiche, questa soluzione appare estremamente divisiva e difficile da realizzare nell’attuale contesto politico.

Ius Scholae: Il Compromesso

Nel 2022, il Parlamento sembrava orientato verso un compromesso: lo ius scholae. Questa proposta prevede che la cittadinanza venga concessa a minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni di età, che abbiano completato un ciclo scolastico di almeno cinque anni. Se fosse stata approvata, avrebbe riguardato circa 135 mila alunni stranieri già presenti nel Paese, con un incremento annuale di 6-7 mila nuovi beneficiari. Tuttavia, la legge si è arenata prima di essere votata, lasciando in sospeso una soluzione che avrebbe potuto rappresentare un punto di incontro tra le diverse posizioni politiche.

Ius Culturae: Una Variante dello Ius Scholae

Molto simile allo ius scholae è lo ius culturae, che introduce solo lievi variazioni rispetto alla proposta precedente. Anche in questo caso, la cittadinanza sarebbe legata al completamento di un ciclo formativo, ma la formula potrebbe essere più flessibile. Questa proposta piace sia a forze di opposizione come il Movimento 5 Stelle, Azione e Italia Viva, sia a parte della maggioranza, come dimostra l’apertura di Forza Italia.

Ius Soli Temperato: Il Modello Britannico

Un’altra opzione mediana è lo ius soli temperato, in vigore nel Regno Unito. Questa legge concederebbe la cittadinanza a chi è nato in Italia da genitori stranieri, a condizione che almeno uno dei due abbia un permesso di soggiorno di lungo periodo o il diritto di soggiorno permanente. Applicando questo modello all’Italia, la legge riguarderebbe circa 817 mila persone nate dal 2006 a oggi, con un’aggiunta annuale di 35-40 mila nuovi casi.

Lo Ius Soli Sportivo: Una Finestra Aperta

Dal 2016 esiste in Italia una forma di ius soli sportivo, che consente ai minori stranieri residenti nel Paese almeno dal decimo anno di età di essere tesserati dalle federazioni sportive italiane come se fossero cittadini italiani. Tuttavia, questa legge non garantisce la cittadinanza, limitando la partecipazione degli atleti nelle competizioni internazionali. Diverse personalità del mondo dello sport, come Giovanni Malagò e Mauro Berruto, hanno chiesto l’introduzione di un vero e proprio ius soli sportivo.

Conclusione

Il dibattito sulla cittadinanza in Italia è complesso e polarizzante, con soluzioni che spaziano da un’apertura totale a forme più moderate di inclusione. Al di là delle incompatibilità politiche, è evidente che la società italiana sta cambiando e richiede risposte più adeguate ai bisogni di una popolazione sempre più eterogenea. Trovare un equilibrio tra diritti, integrazione e coesione sociale sarà la sfida principale per il Parlamento nei prossimi mesi.

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