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Ius soli: Senato accelera e lo incardina. Proteste della Lega

Roma, 16 giugno 2017 – L’Aula di palazzo Madama incardina il disegno di legge sullo ius soli mentre fuori impazza la protesta di Casa Pound e dentro i parlamentari della Lega si avventano sui banchi del governo lanciando insulti al presidente Grasso.

Una seduta di fuoco che finisce con dei contusi: la ministra della Scuola Valeria Fedeli viene portata in infermeria, mentre il capogruppo del Carroccio, Gianmarco Centinaio, conclude la “resistenza da Fort Alamo” con dita steccate e mano gonfia. 

La strategia di Lega e M5S contro il ddl che riconosce la cittadinanza anche allo straniero che nasce in Italia era già pronta da mercoledì. I 5 Stelle avevano chiesto e ottenuto in Conferenza dei capigruppo che, subito dopo la fiducia sulla manovra e prima che si cominciasse l’esame sullo ius soli, l’Assemblea si pronunciasse sul parere riguardante i presupposti di costituzionalità del decreto vaccini: “escamotage” che avrebbe consentito di far mancare il numero legale sullo ius soli con conseguente slittamento del suo esame. Sul parere di costituzionalità infatti “si sarebbe potuto parlare a lungo”. Grasso aveva accolto la richiesta perché obbligato dal Regolamento (art.78 comma 3) e così è toccato alla presidente del Misto Loredana De Petris (SI) sparigliare le carte e chiedere l’inversione dell’ordine del giorno per parlare prima di ius soli e poi di vaccini. Richiesta condivisa dal capogruppo Pd Luigi Zanda e poi votata.

E’ a questo punto che nell’emiciclo scoppia l’inferno. La Lega, guidata da Roberto Calderoli, alza il livello dello scontro per costringere Grasso a sospendere la seduta. Raffaele Volpi rivolge un plateale “Vaffa…” al presidente del Senato che prima lo espelle irato, ma, poi, con abile mossa tattica e creando “il primo precedente nella storia repubblicana” gli revoca nel giro di pochi minuti l’espulsione per evitare lo stop dei lavori. Il Regolamento prevede infatti che sia nel caso in cui l’espulso resti in Aula (Volpi rimane “coperto” dai colleghi), sia nel caso in cui questo venga trascinato fuori, la seduta si sospenda. Così a Grasso non resta che far buon viso a cattivo gioco e deferire disciplinarmente Volpi senza cacciarlo. La decisione innervosisce Calderoli che paragona Grasso “all’arbitro Moreno”. “Quando i giocatori si arrivano a nascondere l’arbitro deve comportarsi come può” è la risposta.

Ma i leghisti non si fermano e corrono verso i banchi del governo con cartelli con la scritta “No Ius soli”, “Stop all’invasione”. Centinaio si abbarbica accanto alla Fedeli mentre 7 commessi cercano di farlo alzare. “Ho fatto una resistenza da Fort Alamo” commenterà poi. “Ma sul ddl non molliamo”. Del resto i ballottaggi sono alle porte “e ognuno fa la sua partita”. Il voto sul ddl infatti slitta a dopo le urne. Magari con la fiducia come chiedono i dem Luigi Zanda e Matteo Orfini.

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