L'ex ministra sul nuovo responsabile immigrazione del Carroccio: "Per la Lega parlano venti anni di proclami xenofobi. Gli insulti razzisti? Non sono dialettica politica, ma un reato"
Roma – 1 ottobre 2014 – "La Lega tenta di lavarsi la coscienza e gettare fumo negli occhi, tentando di mettere in scena ora uno scontro tra neri". Così l' europarlamentare del Pd ed ex ministro per l'Integrazione Cecìle Kyenge, saluta così la nomina dell'italonigeriano Tony Iwobi a responsabile per l'Immigrazione del Carroccio.
"Il colore della pelle – spiega – non è una patina da usare a piacimento: per la Lega parlano venti anni di proclami xenofobi che hanno fatto male al paese, facendoci perdere tanto tempo. Dopo venti anni, senza alcun vero ripensamento, che sarebbe benvenuto, ora provano a spostare la questione tutta sul confronto scontro tra neri. Io, però, purtroppo per loro, non ci casco e non mollo".
In passato Iwobi ha attaccato Kyenge, dicendo che il suo ministero era inutile e dannoso. E ora definisce gli insulti dei leghsti, come il paragaone tra l'allora ministra e un orango fatto da Roberto calderoli, "normale dinamica politica"
"Chi fa politica – ribatte Kyenge – non può ignorare l'importanza di informarsi e di riflettere prima di parlare. Quando poi si configurano casi di diffamazione o di istigazione all'odio razziale oltrepassiamo il confine della normale dialettica ed entriamo nel campo del reato e chi lo compie ne deve rispondere di fronte alla legge".
"Il rispetto verso le persone – aggiunge l'europarlamentare – va al di la dell'appartenenza politica. Il valore delle parole è importante e diventa una priorità per recuperare una cultura politica trasparente e rispettosa della persona".