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Kyenge: “No a linguaggio che istiga alla violenza, tutti si sentano offesi”

La ministra dell'Integrazione sugli insulti di Dolores Valandro. Che è stata espulsa dalla Lega Nord, chiede scusa e si autosospende dalla carica di consigliere di quartiere

Roma – 14 giugno 2014 –  "Questo linguaggio non mi appartiene, perché istiga alla violenza, e cerca a di istigare alla violenza tutta la cittadinanza, chiunque deve sentirsi offeso non solo io, il ministro", lo ha detto ieri il ministro per l'Integrazione, Cecile Kyenge, in visita alla Sinagoga di Roma, dopo le offese postate su Facebook dalla consigliera leghista Dolores Valandro.

 "Negli anni – ha detto la ministra, incontrando i giornalisti al termine della visita – ho sempre lottato per un linguaggio non violento e questo impegno lo mantengo. Non rispondo, perché ognuno di noi dovrebbe sentirsi offeso".

"Ognuno di noi – ha aggiunto – può avere una propria ideologia, io parlo con tante persone, e ognuno di noi ha il suo modo di pensare, ma io non permetto che mi venga imposto un linguaggio e un comportamento violenti". "Vorrei – ha concluso – che si difendesse sempre un linguaggio non violento".

A Kyenge è arrivata la solidarietà  di tutto il mondo politico. Anche i vertici della Lega Nord si sono subito dissociati e hanno condannato il post della loro consigliera. E ieri sera il consiglio nazionale della Lega Nord-Lega Veneta, presieduto da Flavio Tosi,  ha espulso dal partito  Dolores Valandro.

Questo il messaggio diffuso da ieri sera dalla ormai ex leghista: "Chiedo scusa a tutti per quanto accaduto, in modo particolare al Ministro Kyenge. Ho sbagliato. Esprimo il mio rammarico per delle frasi che ho scritto in un momento di esasperazione. Sono sempre stata contraria alla violenza, sia fisica che verbale”.

“Questa vicenda – continua Valandro – è strettamente personale, per questo, non volendo coinvolgere il partito a cui sono iscritta, che non ha alcuna responsabilita', mi autosospendo da ogni incarico da me assunto, anche nel consiglio di Quartiere". La parola “dimissioni”, però, non compare.
 

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