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Kyenge: “Riforma della cittadinanza nei primi mesi del 2014”

La ministra all’integrazione: “Lavoriamo per una rapida calendarizzazione”. “Importanti i risultati già raggiunti su semplificazione dell’iter, permessi per studio e accesso al pubblico impiego”

Roma – 4 dicembre 2013 – “Non c’è stata nessuna decisione di non procedere alla riforma delle legge sulla cittadinanza. Il mio ruolo in questo momento è molto decisivo ed è proprio quello di stingere verso la chiusura entro i primi mesi del 2014 “.

Questo è quanto la ministra  dell’Integrazione Cécile Kyenge ha dichiarato oggi ai giornalisti, durante una conferenza stampa presso la sede dell’Associazione stampa estera a Roma. “A breve stiamo cercando di vedere attraverso la commissione e attraverso il Parlamento una possibile calendarizzazione”.

Kyenge ha parlato anche della strage di domenica. “La questione di Prato è una questione che noi troviamo anche su diversi altri territori nel nostro Paese. È un problema che riguarda sì l’immigrazione, ma riguarda anche l’integrazione”. ''Non e' facile – ha detto il ministro – lavorare con una comunità che ha proprie tradizioni e cultura. Bisogna cercare il dialogo, fermo restando  che noi abbiamo i nostri principi costituzionali. Tra gli obiettivi del governo c’è anche quello di rafforzare i rapporti con i Paesi d’origine dei migranti. Sicuramente anche con la Cina”

“Noi in questi mesi abbiamo fatto diverse cose” ha sottolineato la ministra, difendendo l’operato del  governo sull’immigrazione.

“Gli studenti non rinnoveranno più il loro permesso di soggiorno, ma avranno un permesso che durerà tutti il loro percorso di formazione. Questo è un dato molto importante – ha sottolineato-  e che pone, di fatto, in vantaggio anche il nostro Paese. L’altro punto su cui abbiamo lavorato, oltre all’accesso degli immigrati al pubblico impiego, è stata una la semplificazione dell’iter per l’ottenimento della cittadinanza”.

“Di fatto sono tutti punti che stanno cambiando. Non si tratta solo di abrogare la Bossi Fini, – ha concluso la ministra – ma il lavoro deve essere fatto strutturalmente, cambiando la legge dal suo interno”.

Samia Oursana
 

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