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L’8 marzo di Habita, Agitu e Princess, dopo la fuga il riscatto

I Radicali Italiani e le testimonianze di donne straniere che in Italia hanno iniziato un’altra vita. Emma Bonino: “Governiamo l’immigrazione, superiamo la Bossi-Fini”

 

 

Roma – 7 marzo 2017 – Una celebrazione dell’8 marzo “non in contrapposizione, ma complementare rispetto a quelle tradizionali” con protagoniste donne rifugiate e straniere “sempre più parte della nostra società, del nostro presente e del nostro futuro” Così Emma Bonino, promotrice con Radicali Italiani dell’incontro “Donne anche noi – Storie di fuga e di riscatto”, che si è svolto questa mattina a Roma presso la sede dell’associazione Stampa Estera, al quale hanno partecipato tra gli altri la scrittrice italo-somala Igiaba Scego, la presidente di Radicali Italiani, Antonella Soldo e Gustav Hofer, giornalista di Artè.

A raccontare la propria storia, Habiba Ouattara, laureata in infermieristica, fuggita dalla Costa D’Avorio e accolta dal centro Astalli. In Italia ha conseguito un master all’università Roma Tre ed è diventata mediatrice, ma insieme ad altri rifugiati ha fondato Makì: una piccola impresa di catering multietnico “per condividere cibo e amicizia”.

 Agitu Ideo Gudeta, etiope, a 18 anni è arrivata a Roma con una borsa di studio. Conclusi gli studi in sociologia è tornata nel suo paese per lavorare ai progetti di agricoltura sostenibile, ma è diventata anche attivista a sostegno dei contadini a cui il governo espropria le terre per venderle alle multinazionali che li sfruttano per pochi centesimi al giorno. In pericolo, è fuggita di nuovo in Italia e ha trovato ospitalità in Trentino dove ha realizzato il suo progetto “La capra felice”: “In Africa portano via risorse, sfruttano la manodopera. Io ho voluto fare il contrario: recuperare i terreni abbandonati, salvaguardare l’ambiente e produrre cibo sano per voi e i vostri figli”. La sua azienda “La capra felice” conta 80 capre. 

Quella di Princess Okokon, nigeriana, è una storia ancora più difficile. Nel 1998 è giunta a Torino con un’organizzazione di trafficanti ed è stata costretta a prostituirsi. Dopo essere finita in ospedale per le violenze subite, ha deciso di scappare. E ci è riuscita grazie all’aiuto della Caritas e di Alberto Mussino, presidente del Progetto Integrazione Accoglienza Migranti (Piam) e divenuto poi suo marito. Oggi Princess Oggi è mediatrice del Piam e aiuta ragazze con storie come la sua a riscattarsi dallo sfruttamento e integrarsi attraverso lo studio e il lavoro: “voglio dire ad altre donne che c’è un’altra vita in Italia, non solo la prostituzione proposta dai trafficanti”.

 “Avremmo voluto qui con noi anche le donne rinchiuse nei Cie in attesa di conoscere il proprio destino – ha continuato Emma Bonino –  e alcune delle centinaia di migliaia di donne “irregolari” che lavorano in nero e sfruttate. Per loro è difficile esporsi anche a causa del reato di clandestinità, e non è possibile regolarizzarle se non si supera la legge Bossi Fini, una legislazione vecchia e inadeguata”. “Senza immigrati avremmo 35mila scuole in meno e 68mila insegnanti a spasso. Il declino demografico ha bisogno di 160mila nuovi arrivi all’anno per 10 anni”, l’immigrazione è certamente un problema, ma non siamo davanti a un’invasione e questi dati dimostrano che ne abbiamo bisogno. Bisogna governarla con un approccio nuovo, non poliziesco: non con i muri, i respingimenti e i rimpatri, che comunque non si riescono a fare in mancanza di accordi con tutti i paesi di origine”. 

Il superamento della Bossi-Fini è “l’obiettivo di una legge di iniziativa popolare che come Radicali Italiani lanceremo in primavera, insieme a un’ampia rete di sindaci e le più importanti organizzazioni impegnate da anni sul fronte dell’immigrazione e dell’accoglienza”, ha ricordato la presidente di Radicali Italiani Antonella Soldo: “vogliamo cambiare il racconto sull’immigrazione, non per manipolarlo ma per renderlo aderente alla realtà sulla base dei dati che dimostrano come questa possa essere un’opportunità e anche di tantissime storie come quelle che abbiamo ascoltato oggi di chi è già parte integrante della nostra società”. 

 

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