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La circolare. Sì al permesso per protezione sociale ai lavoratori sfruttati

Le indicazioni di Amato ai Questori perchè applicano anche in questi casi l’art. 18. "Posizione irregolare della vittima favorisce l’impunità"

ROMA – I lavoratori stranieri sottoposti alle angherie dai caporali come le ragazze messe sulla strada dal racket. È su questa equazione che si regge la circolare (della quale pubblichiamo il testo integrale) inviata all’inizio di agosto dal ministro Amato a tutti i Questori che consiglia di utilizzare anche per i lavoratori sfruttati il permesso di soggiorno per protezione sociale previsto dall’articolo 18 del Testo unico sull’immigrazione.

"Lo sfruttamento – scrive Amato – è realizzato talvolta con modalità particolarmente violente, anche nel convincimento che la posizione irregolare della vittima e il conseguente timore di denunciare le violenze subite favoriscano l’impunità dei comportamenti illeciti". È insomma difficile che si rivolga alle forze dell’ordine chi, in Italia irregolarmente, potrebbe essere colpito da un decreto di espulsione.

Il Testo Unico prevede però il rilascio di uno speciale permesso di soggiorno alle vittime di "situazioni di violenza o di grave sfruttamento" che tentano di sottrarsi alle organizzazioni criminali o collaborano alle indagini contro di queste e corrono quindi dei "concreti pericoli". Il principio finora è stato applicato nella attività di contrasto dello sfruttamento sessuale, dando a tante donne strappate all’incubo della prostituzione la possibilità di rimanere in Italia e seguire qui dei percorsi di reinserimento, ma può secondo Amato valere anche per i lavoratori sfruttati. "I Questori -scrive il ministro -vorranno valutare la possibilità, anche in questo settore, di ricorrere al rilascio del permesso di soggiorno per protezione sociale previsto dall’art.18".

Alla fine di maggio Amato ha chiarito che per dare il permesso alle vittime della tratta i Questori possono muoversi indipendentemente dalle segnalazioni o pareri di procura e associazioni e se si imbattono in donne sfruttate, ad esempio dopo una retata o nel corso di indagini, devono valutare autonomamente la situazione di pericolo e procedere, se ritengono, "nel più breve tempo possibile" al rilascio del permesso, che inoltre non è subordinato alla denuncia o alla collaborazione con gli investigatori da parte della vittima. Tutte considerazioni che secondo il ministro sono valide anche nel caso dei lavoratori sfruttati.

L’invito ai Questori ad avvalersi degli "strumenti offerti dalla legislazione vigente" per tutelare i lavoratori stranieri, arriva mentre si attende dalla Camera l’approvazione definitiva della legge antisfruttamento. Il testo varato dal governo lo scorso novembre è stato profondamente modificato durante l’iter Parlamentare e nella versione licenziata dal Senato prevede l’introduzione nel codice penale del reato di "grave sfruttamento dell’attività lavorativa". I "caporali" rischiano la reclusione da tre a otto anni e una multa di 9mila euro per ogni persona reclutata o occupata, e la pena è aumentata se si tratta di minori o stranieri senza permesso di soggiorno.

Scarica la circolare

(24 agosto 2007)

Elvio Pasca

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