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La Corte Ue dice “no” alla Francia: bocciati i respingimenti al confine. Gli allontanamenti forzati degli irregolari solo in ultima istanza

Roma, 21 settembre 2023 – Nel corso degli ultimi anni, la gestione dei flussi migratori è diventata una delle questioni più complesse e dibattute all’interno dell’Unione Europea. L’immigrazione irregolare, in particolare, ha sollevato una serie di interrogativi sui diritti dei migranti e sulle pratiche di respingimento adottate da alcuni paesi membri. Recentemente, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha pronunciato una sentenza che potrebbe avere profonde implicazioni per la politica migratoria europea.

Nella sentenza, emessa in risposta al ricorso presentato da diverse associazioni francesi, i giudici di Lussemburgo hanno dichiarato che i respingimenti di migranti effettuati dalla Francia alle sue frontiere interne non sono conformi alle leggi europee. La decisione della Corte stabilisce che la direttiva dell’Unione Europea relativa ai “rimpatri” deve essere sempre applicata, anche quando vengono temporaneamente ripristinati i controlli alle frontiere interne di uno stato membro.

Ciò significa che i migranti irregolari devono avere la possibilità di lasciare volontariamente il territorio e che l’allontanamento forzato può essere un’opzione solo in ultima istanza. Questa sentenza ribadisce il principio fondamentale dei diritti umani che sottolinea la necessità di trattare tutti i migranti in modo equo e rispettoso della loro dignità.

Inoltre, la Corte ha chiarito che se uno stato membro decide di ripristinare temporaneamente i controlli alle frontiere interne, può emettere provvedimenti di respingimento solo basandosi sul codice di Schengen. Tuttavia, per quanto riguarda l’allontanamento dei migranti irregolari, devono essere seguite le norme e le procedure comuni previste dalla direttiva europea sui “rimpatri”. Questo garantisce che i migranti irregolari non siano trattati in modo arbitrario o discriminatorio.

La direttiva comunitaria in questione si applica a tutti i cittadini di paesi terzi che entrano nel territorio di uno stato membro senza soddisfare le condizioni d’ingresso, di soggiorno o di residenza. È importante notare che questa direttiva si applica anche se un migrante è entrato nel territorio nazionale prima di attraversare un valico di frontiera in cui vengono effettuati controlli.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha sottolineato che la direttiva sui “rimpatri” consente agli stati membri di escludere solo eccezionalmente i cittadini di paesi terzi il cui soggiorno nel loro territorio è irregolare. Questa eccezione si applica principalmente quando i migranti sono sottoposti a una decisione di respingimento alle frontiere esterne di uno stato membro, ma non vale quando sono sottoposti a una decisione di respingimento alle frontiere interne, anche se sono stati ripristinati i controlli.

Infine, la Corte ha ricordato che, in base alla direttiva sui “rimpatri”, gli stati membri possono trattenere un cittadino di un paese terzo in attesa del suo allontanamento, specialmente se costituisce una minaccia per l’ordine pubblico. Inoltre, possono punire con la reclusione la perpetrazione di reati diversi dall’ingresso irregolare.

In sintesi, questa sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea pone un’enfasi significativa sui diritti dei migranti e stabilisce chiaramente le procedure che gli stati membri devono seguire quando affrontano situazioni di immigrazione irregolare. Rafforza inoltre l’importanza del rispetto dei diritti umani nella gestione dei flussi migratori all’interno dell’Unione Europea.

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