Il Carroccio spinge la mozione per fermare la costruzione di nuovi edifici. Aspettando una legge più severa
Roma – 20 gennaio 2009 – Le dichiarazioni di Fini sui sermoni in italiano fanno da volano alla Lega, che torna a chiedere uno stop alla costruzione di nuove moschee in Italia.
I cantieri dovrebbero rimanere fermi almeno “fino a che il Parlamento non si deciderà a mettere mano a una legge su questo tema” spiega oggi il capogruppo alla Camera Roberto Cota in un’ intervista a La Padania. Questo perché, dice l’esponete leghista, “le moschee rappresentano troppo spesso dei luoghi in cui non si sa bene cosa accade e quali insegnamenti vengono impartiti”.
Una proposta di legge leghista che prevede regole molto più severe per gli edifici di culto islamici è stata presentata mesi fa in Parlamento, ma non è mai stato inserito in calendario. A marzo la Camera discuterà la mozione firmata dallo stesso Cota che chiede una moratoria.
Il testo impegnerebbe il governo ad attivarsi per espellere gli imam che “contribuiscono a diffondere una cultura del terrore” e per sospendere la “costruzione di nuove moschee e centri culturali islamici fino a quando non sarà approvata una legge per regolamentare l’edificazione di luoghi di culto per le confessioni che non abbiano stipulato intese con lo Stato italiano”.
La proposta di legge prevede invece che la costruzione delle moschee sia autorizzata dalle Regioni, ma se i cittadini dell’area interessata danno l’ok con un referendum. Gli edifici devono avere dimensioni proporzionate al numero di fedeli, niente minareti con altoparlanti ed distare almeno un chilometro dalle chiese. Al loro interno non ci possono essere mercati o scuole.
Quanti promuovono la costruzione di una moschea dovrebbero inoltre dotarsi di uno statuto i cui requisiti verranno definiti dal governo, ma che comunque dovrà riconoscere alcuni principi come la democraticità e la laicità dello Stato, la dignità dell’uomo e della famiglia. Previsti anche un albo degli imam, che dovrebbero predicare in italiano, l’assenza di contributi statali e più trasparenza nei finanziamenti.
EP