Carroccio di nuovo alla carica contro i luoghi di culto islamici. Fini metta in calendario le nostre proposte
Roma – 22 settembre 2010 – Il Carroccio torna a chiedere un giro di vite contro le moschee in Italia e pressa Fini perché la Camera dei deputati discuta presto regole più severe.
L’occasione per tirare di nuovo fuori l’argomento è, in puro stile leghista, molto local. È di qualche giorno fa la notizia che la comunità islamica di Como, dopo anni di controverse sistemazioni di fortuna, vorrebbe acquistare un immobile in città per trasformarlo in luogo di culto.
Ecco allora la levata di scudi di Nicola Molteni ed Erica Rivolta, deputati comaschi della Lega Nord, che oggi, annunciano: “Qualunque ipotesi di edificazione di una moschea a Como, o in qualunque altro comune della provincia del territorio lariano, troverà sempre la dura e ferma opposizione e contrarietà politica e amministrativa della Lega Nord. La Lega è pronta a qualunque iniziativa politica per impedire la costruzione di un luogo di culto per gli islamici”.
Poi il discorso si fa nazionale. “La Lega – ricordano i due deputati – ha presentato da tempo in Parlamento una proposta di legge che prevede il referendum tra i cittadini quale condicio sine qua non per la costruzione delle moschee. Attendiamo che il presidente Fini metta in calendario il prima possibile la nostra proposta di legge”.
La proposta leghista
Sono oltre due anni che giace in Parlamento la proposta di legge "Disposizioni concernenti la realizzazione di nuovi edifici destinati all’esercizio dei culti ammessi”, firmata dai leghisti Andrea Gibelli e Roberto Cota.
Il testo prevede che la costruzione delle moschee sia autorizzata dalle Regioni, ma solo se i cittadini dell’area interessata danno l’ok con un referendum. Gli edifici devono avere dimensioni proporzionate al numero di fedeli, niente minareti con altoparlanti ed distare almeno un chilometro dalle chiese. Al loro interno non ci possono essere mercati o scuole.
Quanti promuovono la costruzione di una moschea dovrebbero inoltre dotarsi di uno statuto i cui requisiti verranno definiti dal governo, ma che comunque dovrà riconoscere alcuni principi come la democraticità e la laicità dello Stato, la dignità dell’uomo e della famiglia. Previsti anche un albo degli imam, che dovrebbero predicare in italiano, l’assenza di contributi statali e più trasparenza nei finanziamenti.
Elvio Pasca