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LABORATORIO CINESE ABUSIVO: CAPANNONE E’ DELL’ASSESSORE/ANSA

L’AMMINISTRATORE LEGHISTA,QUESTA STORIA MI TOGLIE 10 ANNI VITA


(ANSA) – VICENZA, 22 AGO – "Questa storia mi toglie 10 anni di vita".

Ironia della sorte, è successo proprio a lui: leghista e per di più assessore di un comune del mitico Nord-est, Cartigliano, in provincia di Vicenza. Nel capannone di cui Roberto Zanetti è proprietario insieme al fratello, infatti, la Guardia di Finanza ha scoperto un laboratorio clandestino di cinesi costretti a lavorare giorno e notte in condizioni pietose. Un blitz finito con tre arresti, due dei quali per violazione della legge Bossi-Fini perché su due degli operai cinesi pendeva già un provvedimento di espulsione.

Zanetti non è coinvolto nella vicenda, ma lui stesso che è un leghista ‘doc’ e assessore comunale alle Attività produttive, nonché presidente degli artigiani di Cartigliano, si dice costernato. "Sembrava tutto in regola – spiega -. La titolare cinese era iscritta alla Camera di Commercio e abbiamo perfezionato la locazione alla luce del sole". Lui non c’entra, ma il danno di immagine è evidente: "Il dispiacere ora è doppio – ammette – pensando al ruolo che ricopro in paese: ho avvertito immediatamente il sindaco".

Che da parte sua è "sorpreso e sconcertato" dalla notizia che il capannone dove é stato scoperto un laboratorio cinese clandestino è di proprietà di un suo assessore e per di più collega di partito: "Una bella mazzata – sbotta infatti il primo cittadino di Cartigliano Germano Racchella -. Sono sorpreso più come leghista che come sindaco". Tanto che ha convocato già per questa sera una riunione urgente con il segretario provinciale della Lega di Vicenza.

Per Zanetti è in gioco il posto di assessore? "Non dico niente. Dateci il tempo di ragionarci su – risponde il sindaco trincerandosi dietro il no comment – . In questi casi si dice che bisogna dormirci su perché la notte porta consiglio. Ci sentiamo domani".

Bocche cucite anche a casa dell’assessore finito nell’ occhio ciclone che, tempestato dalle telefonate dei giornalisti, non vuole più parlare. I figli, nervosi ed esasperati, buttano giù la cornetta: "Lasciateci in pace".

Nel laboratorio clandestino gli operai cinesi lavoravano giorno e notte in mezzo a puzza e rumore. Lavoravano e vivevano in condizioni a dir poco precarie: dietro un armadio le Fiamme Gialle hanno infatti scoperto un passaggio che conduceva al loro ‘dormitorio’, due misere stanze e un piccolo wc.

Tutto dentro quel capannone che per 35 anni ha ospitato l’azienda di ceramiche della famiglia Zanetti e che, ancora una volta per ironia della sorte, un anno fa l’assessore e il fratello si erano decisi a chiudere proprio a causa della spietata concorrenza dell’Oriente. (ANSA).

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