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Lamorgese: “Necessario un salto di qualità nell’approccio europeo all’immigrazione”

Roma, 12 luglio 2021 – Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha partecipato insieme al commissario europeo agli Affari Interni, Ylva Johansson, al Forum dedicato dalla Commissione europea ai programmi comunitari di reinsediamento dei migranti, alle evacuazioni umanitarie e ai corridoi umanitari. All’incontro hanno preso parte anche il ministro dell’Interno sloveno, Ales Hojs, il segretario di Stato per la Sicurezza interna degli Stati Uniti, Alejandro Mayorkas, il ministro dell’Immigrazione Rifugiati e Cittadinanza del Canada, Marco Mendicino, il direttore generale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, Antonio Vitorino, l’Alto commissario Unhcr, Filippo Grandi, e il direttore esecutivo Easo, Nina Gregori.

«Per quanto riguarda l’impegno italiano – ha detto la responsabile del Viminale – dal 2015, nel quadro dello schema europeo di reinsediamento, abbiamo accolto 2.510 rifugiati da Giordania, Libano, Libia, Siria, Sudan e Turchia. Mentre, per quanto concerne i programmi nazionali, l’Italia, in collaborazione con l’Unhcr, ha curato il trasferimento di 913 persone provenienti dai centri libici e ha promosso i cosiddetti corridoi umanitari che ci hanno consentito di accogliere 2.931 persone, prevalentemente cittadini siriani».

«Di recente – ha spiegato il ministro Lamorgese – abbiamo sottoscritto un protocollo che prevede la realizzazione, sempre con il supporto dell’Unhcr, di un nuovo programma per l’arrivo di 500 persone dalla Libia. A questo si aggiunge un ulteriore protocollo sottoscritto nel 2020 con la Comunità di Sant’Egidio per l’apertura di corridoi dalla Grecia in favore di richiedenti asilo e in particolare di soggetti fragili: dei 300 trasferimenti previsti, 67 sono già stati effettuati».

«Questi  numeri – ha concluso il ministro dell’Interno – sono ancora insufficienti per far fronte alla crescente necessità di protezione umanitaria. Ci sono, quindi, forti margini di miglioramento.  Ma non possiamo sottovalutare che l’impegno all’accoglienza deve essere sempre calibrato con la situazione interna che ciascun Stato deve affrontare non solo per l’esame delle domande di asilo presentate sul proprio territorio ma anche per la gestione degli immigrati irregolari in attesa di rimpatrio. Una situazione ben conosciuta dall’Italia che assorbe la maggior parte delle risorse umane e strumentali, altrimenti indirizzabili anche per rafforzare i progetti di reinsediamento. Proprio per queste ragioni è necessario un salto di qualità nell’approccio europeo all’immigrazione, con un ruolo maggiore nella dimensione esterna anche attraverso la realizzazione di partenariati con i principali Paesi di origine e di transito dei flussi».

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