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Lampedusa, chiude il museo simbolo delle migrazioni e delle vittime del mare

Roma, 11 giugno 2024 – A Lampedusa chiude uno dei simboli dei flussi dei migranti, il Museo della Fiducia e del Dialogo dedicato alle vittime del mare. Dopo sette anni di intensa attività e 75 mila ingressi, il Comitato 3 ottobre, l’ente gestore del museo, ha annunciato la chiusura la scorsa settimana.

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Migranti, chiude il museo simbolo delle vittime del mare

Dal 2016, il 3 ottobre è stato istituito come Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, una ricorrenza per onorare le vittime e promuovere la solidarietà verso i migranti. Inaugurato il 3 giugno 2016 dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il museo è stato gestito dal Comitato 3 ottobre attraverso due protocolli d’intesa non onerosi con il Comune di Lampedusa e Linosa e il Ministero dell’Istruzione.

Il museo, unico nel suo genere, era un luogo di profonda riflessione dedicato alle vittime dei naufragi nel Mediterraneo. Ospitava opere d’arte di grande valore e testimonianze umane toccanti, come i disegni di Adal, un ragazzino che ha narrato attraverso i suoi disegni le torture subite in Eritrea. Questi disegni oggi costituiscono una prova acquisita dall’Onu contro la dittatura eritrea. La “stanza del naufragio”, poi, uno degli spazi più evocativi del museo, offriva un itinerario multimediale di immagini e suoni per far rivivere ai visitatori l’angoscia della traversata in mare. Inoltre, il museo esponeva reperti storici dell’associazione nazionale ‘Vittime civili di guerra’, creando un ponte tra le sofferenze dei profughi della seconda guerra mondiale e quelle dei migranti contemporanei.

Prendo atto che, nonostante gli sforzi e il lavoro fatto, non ci sia stata e non ci sia la volontà di continuare ad avere a Lampedusa un museo dedicato ai migranti“, ha dichiarato Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre. Brhane ha spiegato che la proposta del nuovo ente gestore era insostenibile: “10.000 euro all’anno per solo due stanze di circa 50 metri quadrati in totale, con il vincolo di dover concordare il tipo di installazioni”.

Brhane ha anche espresso disappunto per la decisione del Parco archeologico Valle dei Templi di Agrigento, che non ha ritenuto opportuno mantenere viva la sezione dedicata alle vittime delle migrazioni, nonostante Agrigento sarà la Capitale italiana della cultura nel 2025. “Nel dossier di candidatura, il tema dell’accoglienza e del dialogo erano punti cardine, con Lampedusa come uno dei fattori differenziali più significativi”, ha infatti sottolineato Brhane.

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