Roma, 8 marzo 2022 – Con l’arrivo delle temperature più calde, e andando verso la primavera, rincomincia il lavoro nei campi, ma a oggi la manodopera è assolutamente insufficiente. A denunciarlo è Confagricoltura Piacenza, che infatti ha ricevuto più e più segnalazioni dagli associati in cerca di braccianti. “Mancano i numeri e i tempi. Le aziende iniziano ad aver bisogno già in questi giorni, ma la manodopera dei lavoratori stranieri stenta ad arrivare. Molti dei Paesi dell’Est non sono disponibili: c’è chi purtroppo sta già combattendo e chi, comunque, è trattenuto dalla situazione di grande incertezza”, ha dichiarato Marco Casagrande, direttore di Confagricoltura Piacenza.
Lavoro nei campi, manca la manodopera
Per questo motivo, a gran voce si chiede di riaprire il decreto flussi migratori con deroghe urgenti in grado di favorire l’ingresso dei cittadini ucraini e permettere loro di avere un lavoro. Non è sufficiente, infatti, il raddoppio di ingressi che già è stato previsto rispetto al 2020. Sopratutto, però, il problema sono le tempistiche. Le domande vengono valutata in base all’ordine di presentazione, e non sempre la convocazione del datore di lavoro in Prefettura avviene nei 60 giorni previsti. Dopo, poi, il lavoratore deve fare richiesta agli uffici consolari del suo paese e trascorrono indicativamente altri 30 giorni. “La legge prevede che questi lavoratori vengano assunti senza essere mai stati in Italia e con tempi sfasati rispetto a quelli della campagna agraria. Riscontriamo invece l’esigenza di regolarizzare chi è già qui. La maggior parte dei permessi di soggiorno negli ultimi anni è stata rilasciata per motivi di famiglia.
Frenare la manodopera straniera nella convinzione che ci siano troppi disoccupati italiani non è una soluzione. Perché, in realtà, ci sono sempre meno operai disposti a lavorare nei campi. C’è, è vero, qualche giovane che torna alla campagna, ma parliamo di imprenditori formati che intendono avviare un progetto di impresa proprio. Per quanto riguarda la manovalanza è sempre più difficile avere personale adeguato. Anche nei campi serve know-how e le aziende spesso riassumono le stesse persone. Il discorso si fa ancor più delicato in stalla dove si lamenta la mancanza di una formazione specifica di alto livello adeguata alla complessità che hanno ormai assunto i processi. La pandemia prima e la guerra ora stanno destabilizzando i flussi e le disponibilità.
Le aziende sono in forte difficoltà, per questo sarebbe opportuno prevedere procedure semplificate che consentano rapidamente di andare a lavorare ai profughi che sono già stati accolti, ai rifugiati e a quanti non hanno ancora avuto modo di regolarizzare la propria posizione”, ha spiegato Casagrande.
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